Antonio Milo, dal Commissario Ricciardi al successo de “I Fratelli De Filippo”

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Il suo Brigadiere Maione ne “Il commissario Ricciardi” ha toccato le corde profonde degli spettatori e altrettanto intensa è stata la sua partecipazione all’acclamato film  “I Fratelli De Filippo” di Sergio Rubini. Campano, di Castellamare di Stabbia, Antonio Milo è tra gli attori più talentuosi e acclamati dell’anno appena concluso e il 2022 lo vedrà ancora impegnato in diversi progetti: la commedia Sky Original  “Rosanero”, in uscita in primavera; la fiction Palomar “L’ultimo spettacolo”, le cui riprese sono in corso a Napoli, e la seconda stagione de “Il Commissario Ricciardi”. Lo abbiamo intervistato sui ruoli più recenti, a cominciare dalla partecipazione al film di Rubini, ove interpreta il cavalier Eugenio Aulicino, impresario di Totò che scritturò i De Filippo nella Compagnia Molinari dopo il rifiuto del Principe De Curtis. “E’ un vero spartiacque della loro storia perché senza quel forfait non sarebbero mai stati scritturati. Aulicino è una figura di impresario vecchio stampo, abbastanza viscido, che inseguiva esclusivamente il profitto. Infatti non ci pensò due volte a dare ai tre fratelli il posto di Totò. Ma fu anche costretto a un certo punto a non farli più lavorare nel suo teatro, perché all’epoca la famiglia Scarpetta dettava legge nell’ambiente e quindi dovette assecondare vigliaccamente il potere”.

Un film toccante dove emerge come i De Filippo abbiano trasformato la loro condizione di figli illegittimi in opportunità.  

“La rabbia di non avere un nome è stata la spunta propulsiva per diventare un nome. E che nome! Tutti e tre hanno rivoluzionato il teatro; Eduardo oltre che attore è diventato un drammaturgo importante del Novecento alla pari di Pirandello, al quale poi si è ispirato per una seconda fase di scrittura delle sue commedie. Mentre Peppino è stato un attore straordinario, spesso indicato come spalla di Totò, ma era molto più di una spalla. Anche Titina è ricordata come una grandissima attrice, indimenticabile e inarrivabile Filumena Marturano”.

Che lavoro ha fatto Sergio Rubini con voi attori?

“Un lavoro quasi di approccio teatrale, con uno studio della sceneggiatura fatto di letture a tavolino che raramente si fanno in produzioni cinematografiche e televisive. E’ stato un lavoro prezioso, perché Sergio ci ha accompagnati per mano nel viaggio di racconto che lui aveva in mente per i fratelli De Filippo e quando si arrivava sul set diventava tutto molto più semplice. E’ una regia straordinaria, fatta col cuore. Vedendo il film si sente”.

Hai terminato da poco al Teatro Diana di Napoli “Mettici la mano”, spin-off de “Il Commissario Ricciardi”, che riprenderai in tour a novembre sempre con la regia di Alessandro D’Alatri…

“E’ una vera chicca, scritta dalla magica penna di Maurizio De Giovanni, ambientata dieci anni dopo la serie, con Maione e Bambinella (Adriano Falivene) che si ritrovano sotto uno scantinato per proteggersi dai bombardamenti, in una Napoli distrutta e ridotta alla fame, e discutono del rapporto tra l’essere umano e la giustizia. Maione si presenta con una ragazza accusata di omicidio (Elisabetta Mirra) e nasce un vero e proprio processo, con Bambinella avvocato difensore e lui pubblico accusatore. E’ una commedia di teatro classico napoletano dai risvolti drammatici, che ricorda certe atmosfere di Eduardo. Si ride molto, ma anche ci si commuove e si riflette. E’ un atto unico pensato soprattutto per questo periodo di Covid”.

Secondo te come sarà la situazione dei teatri nei prossimi mesi, vista l’attuale situazione pandemica?

“Penso ci sia più timore in provincia che nelle grandi città ad entrare in un luogo tutto sommato protetto e sicuro per l’uso della mascherina e il distanziamento. Il teatro ha vissuto un momento molto buio in questo anno e mezzo di chiusura; quindi credo e spero che si continui ad andare a teatro, con l’augurio che sia un anno di liberazione e ritorno alla normalità in cui conviveremo col virus come con una comune influenza”.