Tradurre il tramonto in musica con Gianfranco De Franco

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Polistrumentista, musicologo e musicoterapeuta che esplora diversi stili di musica sperimentale  fondendo in un unico flusso ambient lambendo new age, metal industrial e musica contemporanea. Gianfranco De Franco ha già pubblicato “Cua capu vasciata” (MkRecords/Rubettino/Etnoworld) e “Imago” (IcarusFactory-IRD) sono i suoi due dischi da solista. Ha ricevuto due menzioni speciali per “Los Angeles Music Award 2013” e per “Artist in Music Awards 2014”. Dopo “2020 DC”, John in the evening” è il secondo singolo in uscita che anticipa l’album d’esordio con la INRI Classic. Il 12 novembre uscirà il terzo singolo che anticipa il nuovo album con l’etichetta INRI CLASSIC dal titolo “Buran” e il 21 novembre invece, nell’ambito del Festival “Mauro Rostagno – diritti in scena” dell’AP- Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti a Roma, ci sarà un concerto in esclusiva del suo nuovo disco “Stellar Sunset”. 

A breve uscirà il videoclip del singolo “John and the evening”, una rappresentazione visiva, oltre che sonora, di un mondo sofferente. Ce ne puoi parlare?

Si, allora, diciamo che questo è più di un semplice videoclip in quanto, grazie alle caratteristiche dovute alle scelte registiche, si tratta quasi di un cortometraggio musicale. Un corto che si distacca un po’ dalla genesi del brano in quanto quest’ultimo nasce come sorta di omaggio a John Surman, un musicista britannico che negli anni passati ho ascoltato con grande ammirazione e verso cui sento una forte ispirazione musicale anche per il suo legame tra l’acustica e l’elettronica. Con Daniele Suraci, il regista, ho traslato la genesi della canzone e abbiamo creato una sorta di racconto su due personaggi, un muppet di nome John ed il suo burattinaio il cui interprete è Francesco Bolo Rossini. Nel finale del videoclip assistiamo ad un forte urlo da parte del muppet, cosa che sta a significare anche un’aria di negatività che l’arte sta vivendo in questo periodo storico. Il mondo artistico ha sempre avuto dei problemi interni, problemi forti che con la pandemia sono triplicati e di conseguenza la via d’uscita risulta lontana, ma la cosa che ci fa sperare è che la macchina culturale sembrerebbe essersi rimessa in moto. Noi indubbiamente cerchiamo di andare avanti con un forte ottimismo.

Uno dei tuoi pregi sta nell’essere un polistrumentista che riesce a connettere stili diversi, dando vita a musiche intime e universali e avvolte da uno strano senso di inquietudine.

Assolutamente. Devo dire che in quest’album mi sono soffermato maggiormente su atmosfere notturne, crepuscolari, percorrendo una via più intima, legandomi all’idea di un tramonto e non a caso il titolo è Stellar Sunset. Rispetto al precedente, Imago, in cui aprivo delle porte anche abbastanza malate nel senso che mi soffermavo particolarmente a delle psicosi in quanto, oltre ad essere un musicista sono anche musico-terapeuta e quindi amo legare il percorso clinico con il lavoro che faccio sui brani, portando una forte anima di cui i suoni ne risentono senz’altro. Stellar Sunset è un album intimo, notturno ma non in senso drammatico o cupo ma piuttosto stellare, legato ad una leggerezza che si percepisce soltanto dal crepuscolo in poi.

Qual è il tuo approccio ad un brano? Come nascono le tue idee?

Guarda, io parto da una sorta di pensiero totale su ciò che voglio dire, ciò che sento di dover esprimere in musica. Per cui vi è un lavoro mentale che in seguito si rivela anche molto istintivo in studio e quindi quando arrivo per registrare ho un’idea piuttosto fissa, precisa sul tipo di percorso da sviluppare e parto da semplici suoni e da lì inizio a lavorare in base a ciò che voglio esca fuori. Il processo veloce è questo, ma  quando mi trovo  in studio cerco di sviluppare l’idea di base per poi proseguire su nuove strade, concentrandomi molto sulla qualità timbrica e non tanto compositiva o grammaticale. La cosa che più amo è trovarmi sul palco, durante i concerti, davanti a tanti strumenti com’è capitato per il brano 2020 DC in cui, prendendo il meglio da ognuno di essi riesco a dare quel guizzo che sicuramente dal vivo crea un effetto davvero potente.