Il Museo di Roma a Palazzo Braschi ( fino al 27 marzo) apre le sue porte al pubblico per un evento espositivo eccezionale che celebra la vita e l’arte di uno dei più grandi maestri e fondatori della Secessione Viennese, Gustav Klimt che grazie a questa mostra torna nella Capitale dove 110 anni fa fu premiato all’Esposizione Internazionale d’Arte del 1911.
In questa occasione unica lo spettatore ripercorre le tappe dell’intera parabola artistica di Klimt, dalla Secessione Viennese ai suoi successi espositivi che comprendono in questa sede opere iconiche come la Giuditta I, l’immagine stessa della mostra, unitamente a prestiti eccezionali come LA SPOSA realizzato tra il 1917 e il 1918 che per la prima volta lascia la Klimt Foundation e il mitico RITRATTO DI SIGNORA, realizzato nell’anno precedente, che fu trafugato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997 e recuperato solo dodici anni dopo.
Tra opere, video installazioni, cartoline e oggetti della bella epoque questa mostra coinvolge lo spettatore in un turbinio di emozioni anche grazie all’audio guida caratterizzata da testi e musica originali realizzata dalla ETT S.p.A. per accompagnarlo sala dopo sala attraverso le 14 sezioni dell’esposizione alla scoperta della vita e della produzione artistica di Gustav Klimt.
L’evento Klimt. La Secessione e l’Italia è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Co-prodotta da Arthemisia la cui presidente, Jole Siena ci racconta cosa vuol dire essere imprenditrice donna nel mondo dell’arte.
Dottoressa Siena, cosa l’ha spinta a fare un lavoro che ha come obiettivo quello di portare la bellezza in giro per l’Italia?
Questo lavoro è piuttosto una passione che mi ha travolto casualmente quasi ventiquattro anni fa. Nonostante la fatica, le notti e i fine settimana trascorsi a lavorare a ritmi serrati riesco ancora ad entusiasmarmi.
Quanto conta essere donna nella riuscita di questo lavoro?
Le donne hanno la caratteristica di innamorarsi di ciò che fanno e di seguirlo nel bene o nel male con il cuore e con la pancia. Il mio staff, non a caso, è formato al 95% da donne.
Al di là del fatto che la mostra presente a Palazzo Braschi celebri il ritorno a Roma di Klimt dopo 110 anni ci sono altre ragioni per cui avete scelto di dedicare un evento a questo straordinario artista amatissimo in tutto il mondo?
Questo progetto nasce un po’ per caso e cioè dal RITRATTO DI SIGNORA che arriva dal Museo Ricci Oddi di Piacenza e dalla necessità della città emiliana di valorizzare il quadro facendolo conoscere al mondo attraverso una esposizione importante come questa di Palazzo Braschi. Da qui è nato un dialogo con il museo del Belvedere di Vienna insieme all’idea di approfittare delle celebrazioni dell’Esposizione Internazionale che si tenne a Roma 1911 per realizzare un evento dedicato esclusivamente a Klimt il quale fino ad oggi era stato esposto solo in mostre collettive.
Quali mostre promosse da Arthemisia possiamo visitare attualmente nelle nostre città?
C’è una grande mostra di Escher al Palazzo Ducale di Genova, una mostra monografica appena inaugurata dedicata a Monet esposta a Milano a Palazzo Reale, una serie di mostre per famiglie dedicate al mondo della Lego nelle città di Padova e Firenze e il prossimo week end saremo a Bologna per inaugurare una mostra dedicata al nostro Giovanni Boldini e alle sue meravigliose donne.
Una delle caratteristiche delle mostre firmate da Arthemisia è la realtà immersiva. Qui a Roma avete predisposto un modo per potersi immergere nell’epoca meravigliosa della bell’epoque?
La chiave di Arthemisia è proprio quella di saper coinvolgere il visitatore a 360 gradi senza limitarsi all’esposizione delle opere ma anzi facendolo calare nell’atmosfera dell’evento. Le sale immersive che noi abbiniamo infatti servono proprio a suggestionare, emozionare e divertire. Un’evento culturale deve anche divertire e coinvolgere non solo gli appassionati di storia dell’arte. Io personalmente quando penso ad una mostra cerco di rivolgermi quasi più a chi non conosce la storia dell’arte proprio per avvicinarlo a questo tema a me così caro. Qui a Palazzo Braschi non ci sono vere e proprie sale immersive perché i capolavori esposti occupano tutta la superficie disponibile del museo tuttavia abbiamo predisposto delle proiezioni enormi che campeggiano nella prima sala. Si tratta di filmati originali del 1901 che permettono al visitatore di entrare nel pieno dell’atmosfera viennese della bell’epoque tra carrozze trainate da cavalli, abiti meravigliosi e architetture sontuose.