“Nei momenti in cui la bussola impazziva, mi buttavo sulla musica per spegnere l’incendio. Non ho mai pensato di poterlo domare. Scrivere canzoni mie è un universo meraviglioso da cui, una volta varcata la soglia, è stato impossibile uscire. E non ne uscirò”
Commissionata e cucita come un abito di sartoria, la sua musica è un linguaggio in equilibrio tra poesia e realtà. Silvia Rigoni, in arte Artemisia, classe 1985 accompagna la musica “da un’infinita quantità di altro”. Trova la formula giusta, la cambia, sorprende. Rischia, cerca nuove sonorità, migliora i suoi punti deboli. Indossa la musica esaltandola con dettagli contemporanei, abbraccia più generi, facendo convivere dualismo e opposizione.
“Silvia Rigoni è ciò che la vita mi ha richiesto di essere, Artemisia è ciò che sono, la mia libertà. Un dualismo di fondo che vive in me da sempre. In Artemisia riverso quella portata di pensieri, riflessioni che non trovano un luogo negli eventi ordinari e quotidiani. È una parte preponderante di me, che ha bisogno di mostrarsi e comunicare, sensibile, invischiata nell’arte e nella musica, in costante evoluzione.”
Un’artista
versatile, carismatica e anche imprevedibile, l’amore per la musica nasce da
giovanissima: “Lo ricordo benissimo. Avevo 15 anni, suonavo la chitarra e
cantavo in una band al femminile. Il pezzo si chiamava “Immagine di me”,
parlava di come già allora mi sentissi sulle spine a confrontarmi con la vita. La musica non
è la mia strada, ma mi accompagna lungo ad essa. Il percorso è costellato
da un’infinita quantità di “altro”. Ho accolto la musica da sempre. Ne ho
sempre subito il fascino ed ho iniziato a viverla appena ne ho avuto
possibilità.”
Cresciuta con un concetto di musica liquida, si definisce un continuo
esperimento: “Pezzo dopo pezzo. So dove inizio ma non dove andrò a finire. Col nome
Artemisia pubblico pezzi scritti da me, ma collaboro in una serie di esperienze
musicali più o meno distanti dal mio modo di fare musica. Mi metto
costantemente alla prova. Credo sia importantissimo rimanere trasversali ai
generi, alle epoche, restare flessibili e malleabili. Cerco costantemente
confronto e collaborazioni, voglio arricchire il più possibile il mio bagaglio.
Credo che “differenza” significhi in buona parte “compensazione”.
Ispirata dalla voglia di fare cose nuove, per Silvia tutto è poesia e tutto è arte, quello che conta è saper guardare dalla giusta prospettiva. Cantante, autrice e poetessa, Silvia è una vera artista eclettica. I vari stili del suo canto e le varie collaborazioni che passano dal Jazz al Metal. Passando dal pop con il contributo di Valeria Rossi la rendono sicuramente un profilo interessante e originale. Nella sua ultima collaborazione con Matteo Piomboni ha mostrato tutte le sue contaminazioni.
“Un pezzo uscito il 20 Agosto, scritto durante il primo lockdown con Matteo Piomboni, musicista veronese, si chiama Deepwater, ed è molto pop, etereo, dolce. Potrebbe evocare i primi Morcheeba. Ho deciso di non approcciare progetti come un album o un ep per il momento, ma di assecondare quest’ondata creativa di singoli molto diversi tra loro che vedranno la luce già dalle prossime settimane. La mia intenzione è mostrarvi tutta la mia complessità, le mie sfumature, canzone dopo canzone. Clip dopo clip. Ricordarvi che sono qui, come una goccia d’acqua di un lavandino che perde.”
Il 15 ottobre esce il nuovo pezzo “Le risposte” scritto in collaborazione con Cristiano Tommasini, prodotto dallo stesso Tommasini e Gianluca Bianco. Un taglio elettro pop, con un testo che affronta l’importanza dell’emotività, di come a volte le parole non restituiscono a pieno il contenuto dei nostri stati d’animo e mentre ci concentriamo sulle domande, le sensazioni rivelano le risposte.
“Please,
please, please, let me get what I want” degli Smiths è il pezzo con cui si
descriverebbe. La condizione in cui costantemente si ritrova è quella del
desiderare fortemente qualcosa. Ama la solitudine, il silenzio, la natura, fare
lunghe passeggiate tra le colline, vigneti e corsi d’acqua. Le piace scrivere
sul suo blog, dipingere. Una citazione che le calza a pennello: “mi trovate nel
campo, ben oltre le idee di giusto o sbagliato”.