La passione “Forte forte forte” e un’emozione visibile, mascherata da una voce che incanta come quella delle Sirene di Ulisse, accompagnata solo dagli accordi della chitarra. Il cantautore napoletano Vincenzo Scafarto, 35 anni e originario di Castellammare di Stabia, si esibisce sulla terrazza dello Sky Bar dell’Hotel Mediterrano, nel Comune di Sant’Agnello vicino a Sorrento, dove Omero ambienta l’incontro del suo eroe ammaliato dalle creature mitologiche nell’Odissea, e parla dei ricordi d’infanzia, della prima volta con la musica, dell’esperienza nel talent show di Rai Uno condotto dall’indimenticata Raffaella Carrà. Poi Pino Daniele, per lui poetica fonte di ispirazione che gli ha aperto il mondo inesplorato del Blues, tenendolo per mano in un viaggio fatto di parole e suoni che si incastrano magicamente con quelli della tradizione partenopea. Il singolo autobiografico ma ironico “Ti voglio male”, ancora disponibile su Spotify, e il sogno nel cassetto di calcare finalmente il palco dell’Ariston. Perché «Sanremo è Sanremo!», dice entusiasta, mentre il mainstream ora piace anche agli indie.
Il suo primo approccio con la musica?
«Mi sono affacciato all’universo musicale sin da piccolo, grazie a mio padre. Faceva due lavori contemporaneamente: di giorno era il manutentore dei treni per le Ferrovie dello Stato, di sera suonava nei locali. Ho sicuramente ereditato i suoi geni, cosa che non è accaduta per le mie due sorelle maggiori».
Una passione che l’ha portata a partecipare al talent televisivo “Forte Forte Forte”, condotto su Rai Uno dal mito Raffaella Carrà, scomparsa lo scorso luglio. Come definirebbe questa esperienza dal punto di vista formativo?
«Avevo 28 anni quando partecipai al talent e le speranze di essere selezionato erano davvero poche. Eravamo oltre 20mila ai provini. Quando mi esibii davanti a Raffaella per l’ultima audizione, ero emozionatissimo. Un vero onore conoscere una professionista fuori dal comune, che ci ha guidato lungo tutto il percorso e insegnato tanto con massima umiltà. Ricordo che dietro le quinte, poco prima di salire sul palco, provava tutti i movimenti che avrebbe dovuto fare di lì a breve. Era sempre sul pezzo, prontissima, davvero dedita al suo lavoro».
Qual è stata la prima cosa le ha detto dopo le selezioni?
«Di tagliare la barba. Sosteneva che altrimenti gli spettatori non avrebbero potuto cogliere tutte le mie sfumature e ciò che volevo trasmettere. Oggi, come allora, non ho seguito il suo consiglio, ma mi rendo conto che, in quell’occasione, aveva estremamente ragione. Non si trattava solo di un capriccio estetico».
Dopo la partecipazione allo show, quali opportunità sono arrivate?
«Sono usciti vari singoli grazie alla collaborazione con diversi produttori nella Capitale, tra cui Francesco Cataldo della FM Records, che ha vinto Sanremo Giovani con un artista della sua scuderia. Tra i brani di cui sono orgoglioso c’è “Ti voglio male”, che si può ancora ascoltare su Spotify. So che a Raffaella era piaciuto parecchio e ciò mi dà un’enorme soddisfazione».
Nel repertorio preferisce spaziare sui ritmi internazionali o resta fedele alle sonorità della sua terra?
«Sin da piccolo nutrivo il desiderio di allontanarmi da quei suoni tradizionali che ero abituato ad ascoltare con mio padre, quindi mi sono lasciato influenzare da diversi generi. Quelli che più amo, e mi caratterizzano, sono il Soul e l’R&B, però con il passare del tempo sono tornato ad apprezzare il sound della mia terra. Sembrerà strano, ma lo stesso modo di cantare napoletano si riconduce ad alcune strutture musicali arabeggianti, che sfociano pure nel Soul americano. Pino Daniele ci ha insegnato che tale mix può funzionare».
Gli artisti che l’hanno ispirata?
«Non mi sono mai lasciato influenzare troppo dal mercato. Ho sempre ascoltato diversi generi musicali e da ognuno ho colto quelle sfumature che avrebbero potuto arricchirmi dandomi la mia identità. Tuttavia, Pino Daniele è stato un punto di riferimento e mi reputo fortunato poiché ho avuto l’opportunità di conoscerlo. Abbiamo parlato di Blues, Black Music, quella più profonda di New Orleans e, attraverso i suoi racconti, ho potuto immaginare quel mondo come se avessi viaggiato con lui. È stato uno degli incontri più belli e importanti della mia vita».
Poi, il singolo “Ti voglio male”. Perché la scelta di questo titolo?
«Il pezzo nasce dal risentimento che nutrivo nei confronti di una persona che mi ha deluso. Ho voluto trascrivere mediante le note un’emozione che portavo dentro, ma che allo stesso tempo è un sentimento che tutti conosciamo, mantenendo però una chiave ironica. La musica, infatti, è allegra e in contrasto con il testo, che nel ritornello fa “Ti voglio ma… ti voglio ma… ti voglio male”. Quasi a intendere che, nonostante il desiderio di restare uniti e la volontà di crescere insieme fossero forti, non potevo far altro se non lasciare andare».
Si esibisce insieme al chitarrista Paolo Reale. Dove suonate?
«Partecipiamo a diversi eventi in Costiera Amalfitana e sulla Penisola Sorrentina, in particolare allo Sky Bar dell’Hotel Mediterraneo nel Comune di Sant’Agnello, scelti dai manager Francesco e Pietro Monti nonché dal direttore generale Sergio Maresca. Dopo diversi anni vissuti a Milano, e in seguito a Roma, adesso amo la ricchezza del mio territorio. Cantare davanti agli scenari naturali che offre è qualcosa di impagabile».
Sta scrivendo qualcosa di nuovo?
«Non ho mai smesso di scrivere e ho svariati progetti. A breve tornerò al Nord milanese e ho intenzione di concretizzarne qualcuno».
Sanremo quando arriva?
«Non mi sono dato un termine. Sanremo è il palco a cui tutti ambiscono. Anche il personaggio più alternativo non rinuncerebbe alla possibilità di calcarlo, nonostante sia un programma mainstream. “Sanremo è Sanremo!”, rappresenta la canzone italiana e, grazie ad una buona direzione artistica, abbiamo visto che si può raggiungere un pubblico ampio, di qualsiasi età e gusto musicale».
Cosa augura a Vincenzo per il futuro?
«Di rimanere sempre ottimista, di avere la forza di tagliare fuori chi non fa per me mantenendo il sorriso e l’ironia che mi contraddistinguono. Di scegliere collaborazioni che siano eccezionali, come in questo caso».
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Vincenzo Scafarto Official Instagram
Vista Sorrento_Ph. Vincenzo Tambasco