Adriana Lecouvrer, la più celebre opera composta da Francesco Cilea su libretto di Arturo Colautti nel 1902, è di certo particolarissima, dove si crea uno straordinario gioco meta-teatrale. L’omonima protagonista è una grande attrice tragica, alle prese in particolare con la recitazione di Fedra. Ella ama il Conte di Sassonia Maurizio, che, dopo anni passati in guerra, ritorna dalla donna, anche se intanto ha instaurato una relazione con la Principessa di Bouillon. Il legame sarà scoperto dall’artista e questo farà sì che si accenda tra le due una tragica rivalità, la quale sfocerà nella tragedia, con la morte per avvelenamento dell’attrice, che odora inavvertitamente delle rose avvelenate.
Il 6 maggio c’è stata l’ultima replica all’Opera di Firenze, dove si è assistito a un bell’allestimento, con scene di Polina Liefers, che crea un dramma dentro il dramma, dando luce a un vero e proprio teatro, spaziando dai camerini al palco, con tanto di spettatori, giungendo all’ultimo drammatico atto finale a un backstage spoglio e tetro, che si fa locus terribilis per la morte della protagonista. Da menzionare certamente anche i costumi di Julia Katharina Berndt, tipicamente settecenteschi, con un picco di vivacità raggiunto con quelli dedicati ai personaggi della Commedia dell’Arte, che donano un tocco di colore vivace.

La regia di Frederic Wake-Walker è ben congegnata e tutto scorre nella completa armonia, aggiungendo momenti di piacevole dinamismo, grazie alle coreografie di danza (di Anna Olkhovaya) inserite splendidamente all’interno dello spettacolo.

Piena di lodi la prova di María José Siri nei panni di Adriana Lecouvrer, che con il suo canto ispirato e l’interpretazione emotiva conquista il Maggio Fiorentino. Eccellente poi quella del tenore Martin Muehle nel ruolo di Maurizio, senza dimenticare di menzionare la pregiata esecuzione di Nicola Alaimo, sul palco Michonnet, il direttore di scena che non saprà mai confessare il suo amore per Adriana.
Il Direttore d’orchestra è Daniel Harding, che incornicia il tutto con un’interpretazione in grado di valorizzare al meglio tutte le sfumature di questo complesso e commovente lavoro, che prende spunto dalla figura di Adriana Lecouvrer, attrice realmente esistita nella Francia del Settecento.