Far ritornare a New York, seppur con la fantasia, chiunque guardi le sue opere e, far sognare il viaggio oltreoceano per eccellenza, a chi ancora non vi è mai stato, sembra essere la mission artistica di Antonio Durante, leccese, classe 1971, ingegnere dei materiali aereonautici ed aereospaziali, che indirizza la sua ricerca scientifica a New York, lasciando nel cuore la ruralità delle campagne pugliesi e non immaginando di innamorarsi della Grande Mela cosi velocemente.
Tra gallerie, musei, studi artistici e fotografici, la sua abilità nel disegno e la sua passione per l’arte non si fa fatica ad immaginare sia fiorita come nella più bella delle primavere, incoraggiata da un trasporto sentimentale sempre più incalzante, dovuto alle contaminazioni che vivono e si respirano a New York, dalla mastodontica architettura di Manhattan, agli scenari così diversificati che offre Brooklyn, ai locali di musica Jazz, che diventa lusingata accompagnatrice delle pennellate di Durante. Riproduce con trasporto i musicisti jazz che animano le sue serate, catturandone anche la storia, le speranze ed i sogni, che in fondo, erano anche i suoi. All the jazzsono la serie di opere che raffigurano i suoi amici musicisti, con i volti sempre nascosti dallo strumento rendendo solo la musica Arte regina e protagonista indiscussa.
Suonare e dipingere sembrano fondersi in un quadro fotografico che lascia spazio alla sognante idea della metropoli, restando indefinito, inatteso, sfocato, senza quasi avere una visualizzazione ottica ben delineata da parte dell’osservatore, divenendo d’un tratto, con le colorate pennellate di acrilico, irreverente, dolce e forte, come la più alta delle note raggiunte. Le insegne luminose degli inconfondibili taxi gialli, riconoscibilità e potenza di una città, non solo elegante come una donna, ma forte come il più potente degli uomini, che è costretto a combattere con le proprie debolezze per vincerle; è così che rappresenta il pugile Alì nella sua opera Fight, lasciando emergere quel contrasto che lo caratterizza sin da giovane, in primis tra il suo lavoro e la sua grande passione.
Colori decisamente non tenui, ma palette in linea con l’idea cromatica di ciascuna opera. Scelta una luce, Durante prosegue facendosi avvolgere dal suo bagliore, dando vita ad una vera e propria melodia di colori. Non c’è nulla che nella non definizione appaia fuori luogo o incompleto, si legge a chiare lettere la volontà di rendere l’osservatore parte integrante dell’opera e non un distaccato turista. Assimila il meglio e costruisce nuovi orizzonti artistici.
Nelle sue Cityscapes, le azioni sono fugaci, come le atmosfere indefinite, quasi a voler custodire il segreto dell’intensa ed insita carica espressiva delle città; gesti e segni che non rappresentano un momento culmine da fissare ma un insieme di verità sensazionali del tutto soggettive.
Voi dunque, che vi avvicinate ad osservare una di queste opere, non fatelo con passo analitico e razionale, ma lasciatevi trasportare dalla percezione visiva e dall’emozione che evoca in voi, riconoscendola in un ricordo, o nella trepidante attesa di possederne uno. E se, nel farlo, ascolterete in sottofondo New York, New York di Frank Sinatra, la vostra non sarà più una qualunque esperienza artistica, ma un viaggio a chilometro zero.