Che emozione l’abbraccio dell’orchestra a Sanremo

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Greta Zuccoli è una cantante che nonostante l’età può già vantare un curriculum non indifferente: classe ’97 con radici musicali piantate nel brit-folk, viene scoperta dal cantautore irlandese Damien Rice a un suo concerto e invitata sul palco, da lì nasce un sodalizio che li porta a duettare all’Olympia di Parigi nel 2017 e le fa prendere parte al tour di Rice l’anno successivo. Nel 2019 partecipa al film “Ladro di giorni” di Guido Lombardi con Riccardo Scamarcio, collabora con Amnesty nel progetto Eleonor’s Dream e l’anno scorso accompagna Diodato in tour. La sua popolarità l’ha portata sino alla sezione Nuove Proposte di Sanremo 2021, tutto frutto di un percorso che sembra non volersi fermare e che Greta Zuccoli racconta ad OFF in quest’intervista.

Come e quando inizia questo tuo percorso musicale?

Sicuramente inizia attorno ai quindici anni quando ho cominciato a studiare musica nella scuola dove ho conosciuto i musicisti della mia band, The Wheels. Da lì ho iniziato un percorso di musica inglese studiando prevalentemente folk, genere a cui sono molto legata, fino a quando non ho messo un po’ da parte il discorso band per dedicarmi a nuovi progetti e cercando di mettere assieme tutte le mie influenze dalla musica folk al trip hop ed il cantautorato, in particolare in questo momento, e far venire fuori il mio mondo musicale.

Da studentessa, un indicativo pantheon di autori che ti hanno influenzata?

Ci sono moltissimi artisti della scuola classica cantautorale ma anche contemporanei. Nomi che fanno parte di questo mondo musicale di cui ti parlavo prima come Bjork, Feist, Damien Rice e artisti italiani che ho sempre ascoltato come Samuele Bersani, Max Gazzè, Daniele Silvestri.

Come hai detto prima, tu sei passata dalla musica inglese a quella italiana, quando hai pensato di essere pronta per il pubblico nostrano?

Prima di Sanremo stavo facendo questo percorso di sperimentazione in italiano, alla ricerca di una mia espressività in questa lingua. Ho cercato di far venire fuori questa cosa qui e ci ho lavorato tanto, sono felice di aver partecipato a Sanremo che considero essere stata una bellissima opportunità per entrare in contatto con un grande pubblico e far ascoltare la mia canzone. Tutto è rientrato in un percorso che stavo già intraprendendo da un po’, avevo voglia di conoscere e di esprimermi in quella dimensione. Quando poi ho ascoltato la canzone mi sembrava adatta a rappresentare questo cambiamento che in qualche modo stavo vivendo, l’ho ascoltata e ho pensato “ok potrebbe essere adatta”.

Arriva la serata all’Ariston, quella in cui il grande pubblico ha potuto conoscerti, com’è stata?

Emozionante, semplicemente emozionante perché era innanzitutto la prima volta quindi l’ho molto sentita. Salita sul palco ho visto la platea vuota ed è stato stranissimo ma allo stesso tempo suggestivo, ho sentito ancora di più l’abbraccio dell’orchestra, la sintonia che si è creata con il direttore specialmente mi ha colpito. È stato molto particolare.

E la platea vuota non è stato in alcun modo un impedimento?

Come tutti gli artisti sono abituata a cantare davanti a un pubblico, in questo senso mi è mancato ed è inutile dire il contrario però, ripeto, a un certo punto è stata una dimensione altra. Già normalmente con la musica c’è la possibilità di viaggiare tra gli spazi in una bolla, e adesso era ancora più forte. C’eri solo tu con la musica.

Ma Sanremo non è l’obiettivo ultimo

Vivo la musica in maniera graduale, qualsiasi cosa mi capiti come incontri o tour le vivo come esperienze singole: piccoli tasselli che si aggiungono, sono parte di un bagaglio. Per me si tratta sempre di un punto di partenza per andare avanti, da questo punto di vista come esperienza mi ha dato tantissimo.

E ora cosa dobbiamo aspettarci da Greta Zuccoli?

Sto lavorando a cose nuove, presto ascolterete nuova musica. Come ho già detto guardo sempre avanti e seguendo questa direzione vi farò qualche sorpresa.