Ma le nostre paure spesso arrivano dalla nostra mente

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Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Stavamo vivendo le nostre vite normalmente. Ci alzavamo la mattina, andavamo al lavoro, portavamo i bambini a scuola, tornavamo a casa, spesso stanchi e un po’ arrabbiati, cenavamo, guardavamo un film e andavamo a dormire. Poi è arrivato il virus. D’improvviso nulla è stato più come prima. Non dovevamo più andare al lavoro, non dovevamo portare i figli a scuola, addirittura non potevamo uscire da casa. È arrivato il virus e ci ha ricordato che il futuro è un’incognita, è qualcosa che non possiamo controllare. Ma questa condizione d’incertezza ci accompagna sempre. Noi tutti viviamo perennemente senza sapere cosa ne sarà di noi domani, tra un’ora, tra un minuto. Eppure facciamo progetti, programmi, viviamo. È che quando le cose si mettono male siamo costretti a ricordarci che non siamo immortali, e che in realtà il tempo è poco.

Ma la nostra angoscia e il nostro disagio per la maggior parte delle volte non arrivano da eventi esterni obiettivamente ansiogeni come una pandemia, ma arrivano dalla nostra stessa mente, che si trova costantemente a pensare al passato, al futuro, alle cose che abbiamo detto o vorremmo dire, a quello che vogliamo o vorremo fare, riflettendo sul mondo, giudicando noi stessi e gli altri, in quell’attività introspettiva e naturale definita dalla neuroscienza come Default Mode Network. Ed è proprio questo stato della nostra mente, per esempio, a farci preoccupare già adesso per una possibile seconda ondata autunnale che magari non arriverà mai.

Cosa possiamo fare per provare a gestire queste paure, per accettare che non possiamo governare gli eventi esterni e men che meno il futuro?Possiamo imparare a governare la nostra mente. In che modo? Tornando al respiro, ancorandoci al momento presente ogni qualvolta sentiamo che la mente inizia a vagare e che comincia a pensare al passato e alle cose che non possiamo cambiare o al futuro e alle cose che non possiamo controllare. Tornare al respiro, tornare al presente, l’unica cosa che è in nostro possesso e che nessuno ci potrà togliere, dove possiamo entrare nella modalità dell’essere e non del fare, uno dei grandi insegnamenti della mindfulness.

La mente vaga e vagherà sempre, è il suo mestiere, ma se ogni tanto le concedessimo una pausa restando in ascolto del respiro? Può sembrare una cosa semplice e banale, ma provate a stare un minuto seduti su una sedia cercando di tenere l’attenzione sul flusso naturale del vostro respiro. La mente non starà ferma un attimo, e va bene così, è questione di allenamento, e ogni giorno non sarà mai uguale all’altro ma concediamoci lo stesso di stare nel momento presente anche solo per pochi secondi al giorno, giusto per cominciare, come semplici osservatori di quello che c’è nel nostro panorama mentale. Accettiamo tutto, provando a non giudicare. Facciamolo soprattutto quando sentiamo che iniziano ad arrivare pensieri negativi su un futuro che tanto ancora non è qui. Cominciamo così, dal qui e ora, respiro dopo respiro.