Se c’è un continente che più di ogni altro ha legato il proprio nome e le proprie vicende a quelle del populismo, questo è senza ombra di dubbio l’America latina. Prima vivendo fin dal XIX secolo le rivolte destinate a garantirne l’indipendenza dalle potenze coloniale iberiche sotto le figure di uomini destinati a diventare simboli per i posteri (su tutte, quella del generale Simón Bolívar) e poi generando dei movimenti politici che hanno apposto il nome del leader di riferimento al suffisso degli -ismi (peronismo, lulismo, chavismo etc.).
Tornato in auge negli anni Duemila per via dell’ondata rosa del cosiddetto “socialismo del XXI secolo”, il continente ha vissuto anche nella prima parte del Novecento momenti storici afferenti al movimento populista. Tra questi risalta, senza ombra di dubbio, la lotta nazionale e anti-imperialista che impegnò Augusto César Sandino in Nicaragua tra la seconda metà degli anni Venti e i primi anni Trenta.
Ad accendere un riflettore sulla figura del guerrigliero nicaraguense è la ristampa del volume Sandino, il padre della guerriglia (a cura di Sergio Ramírez, Oaks, 2020, 174 pagine).
Il testo, che si presenta in una nuova veste grafica, è arricchito da un’introduzione curata da Luca Lezzi, già latinoamericanista per le testate Electomag e Oltre la Linea e autore di un saggio sul populismo in Sudamerica.
Dal testo, che contiene documenti e testimonianze della lotta agli yankee e alle truppe della Guardia Nacional del futuro dittatore Anastasio Somoza, emerge il ritratto di un uomo originale per idee e azioni messe in pratica in quella che fu a tutti gli effetti la prima guerriglia capace di sconfiggere il ben più potente esercito a stelle e strisce solo pochi anni dopo la Prima Guerra Mondiale.
Come sottolinea Lezzi nell’introduzione al libro, Sandino, la cui eco è rimasta in vita seppur sotto forme riviste nel Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) che pose fine nel 1979 alla dittatura militare, è nella dichiarata volontà di non aderire all’Internazionale comunista e nella miopia di una certa destra (fatta esclusione per il gruppo extraparlamentare di Terza Posizione e quello musicale dei 270 bis che dedicò una canzone al poeta Rigoberto López Pérez, autore del tirannicidio di Somoza), oltre che nell’estrema politicizzazione della ricerca universitaria storiografica che bisogna ricercare i motivi di un oblio della figura più unica che rara del leader populista nel nostro Paese.
Un velo che pubblicazioni come questa permettono di strappare per consentire a storici e semplici appassionati di comprendere fino in fondo le motivazioni della lotta contro la subordinazione alle pretese inserite nella Dottrina Monroe dagli Stati Uniti.