Per poter parlare di “patto” con il diavolo bisogna fare qualche precisazione sull’origine della sua figura.
Nell’Antico Testamento il sostantivo “satana” aveva il significato generico di “avversario” e solo dopo diventò un nome proprio riferito a un essere sovrumano che spingeva gli uomini al peccato.
Il serpente della Genesi (il libro del Vecchio Testamento sulla creazione del mondo e degli esseri viventi) è “il più scaltro di tutti gli animali” ma diventa “diabolico” solo successivamente, nel libro della Sapienza e poi nell’Apocalisse.
La personificazione del diavolo è cristiana, e per questo motivo c’è nel Nuovo Testamento.
Il diavolo, primo angelo della luce, volendo superbamente eguagliare Dio, fu precipitato con i complici nell’abisso più profondo. Dopo la caduta Dio creò gli uomini affinché occupassero i posti lasciati vuoti degli angeli caduti. Il diavolo, in segno di vendetta, cercò di mettere Adamo contro il suo Creatore: è lui il serpente della Genesi, che da allora induce gli uomini al peccato, all’idolatria e alle superstizioni.
Successivamente i Padri della Chiesa ritennero che i demoni -ossia gli angeli caduti- non dovessero partecipare alla creazione dell’Universo: stabilirono il ruolo della Trinità come unica creatrice di tutto e degli angeli come immortali ma creati dalla Trinità, e divisi in angeli buoni e angeli cattivi (gli angeli caduti), andando a definire anche una loro società gerarchica con a capo il diavolo.
Sant’Agostino è stato il primo a dare al diavolo un’identità cristiana e nel trattato De Divinatione Daemonum ne descrive le peculiarità, riprese poi dalla demonologia medievale che esaminò la psicologia dell’azione demoniaca: i demoni hanno una lunga esperienza perché creati all’origine del mondo e prima degli uomini; sono molto sapienti; il loro corpo, né del tutto etereo né del tutto materiale, permette loro di infilarsi ovunque e di essere velocissimi; hanno il dono della predizione e una grande capacità tecnica che gli permette le “macchinazioni”; sono i signori del sogno (infatti nel Medioevo il sogno era considerato con sospetto).
I demoni riescono così a provocare “nei pensieri certe visioni immaginative tanto nella veglia come nel sogno”, a suscitare fantasmi e a risvegliare immagini, a mescolare alle menzogne qualche verità per riuscire meglio ad ingannare gli uomini e santi.
Anche gli uomini cercano di mettersi in comunicazione con i demoni. Sant’Agostino, nel De Doctrina Christiana -che integra la sua demonologia- ritiene che la comunicazione avvenga attraverso i segni (signa) convenzionali, che si dividono in due categorie. La prima comprende quelli “positivi” che sono il linguaggio, la musica, la scrittura, e così via. La seconda comprende quelli “negativi” o “nefasti”, che sono le “superstizioni” e tutto ciò che ne consegue: invocazioni, oggetti, amuleti con i quali l’uomo e i demoni si servono per comunicare e sigillare patti.
Il primo esempio in assoluto di patto con il diavolo è quello di San Teofilo di Adana, noto anche come Teofilo il Penitente, arcidiacono vissuto nel VI secolo in Cilicia (oggi Turchia). Teofilo fu eletto vescovo all’unanimità ma, non ritenendosi all’altezza di tale incarico, rifiutò. Il vescovo eletto al suo posto lo privò della sua posizione di arcidiacono. Teofilo, spinto da un forte istinto vendicativo, cercò un negromante (la necromanzia era l’invocazione di spiriti e demoni) affinché lo aiutasse a mettersi in contatto con il diavolo. Satana gli chiese di suggellare un patto che prevedeva il diniego di Cristo e della Vergine Maria, scritto con il proprio sangue e sigillato con il proprio anello, e in cambio gli permise di umiliare il vescovo e di prendere il suo posto. Teofilo si pentì quasi immediatamente. Pregò la Vergine che, dopo quaranta giorni di digiuno, gli apparve e dopo averlo ascoltato si recò dal diavolo che, non potendo resistere, le restituì la carta firmata da Teofilo a garanzia del patto. Tornò da Teofilo durante il sonno e, lasciando sul suo petto il contratto diabolico, lo liberò. Teofilo digiunò altri tre giorni e poi fece visita al vescovo legittimo confessandogli tutto, e morì.
La vicenda fu scritta da Eutichiano di Adana, che sosteneva essere un testimone oculare dei fatti. La storia di Teofilo ha ispirato Faust di Goethe, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov, per citarne alcuni.
È anche scolpita sul timpano del portale nord di Notre Dame de Paris, dove la figura del diavolo è ricorrente, come rappresentazione dell’immensa misericordia di Dio che con la penitenza (Teofilo il Penitente) perdona tutti i peccati.