Cantava già quando era nella pancia di mamma e la prima volta in cui sfoggiò le sue doti canore fu in quella casetta in legno sull’albero che papà le costruì. Nacque “di luna buona” e il suo destino era dunque segnato lassù: lei è Iva Zanicchi e Nata di luna buona è il libro autobiografico (Rizzoli, 2019, 320 pagine, 18 euro) di questo mito dello spettacolo italiano che si racconta in un viaggio dall’infanzia a oggi, dai canti in quella casetta sull’albero a Vaglie di Ligonchio nell’Appennino tosco-emiliano alle esibizioni nell’osteria della nonna, passando per Castrocaro e Canzonissima fino alle tre vittorie al Festival di Sanremo e ai concerti in Italia, Cile, Spagna e al Madison Square Garden di New York.
Quel nome e quel cognome, Iva e poi Zanicchi, sembrano sinonimo di “Italia” e hanno lasciato un segno indelebile nella storia dello spettacolo di questo Paese: una carriera straordinaria che non si è fermata alla musica, ma ha spaziato dal teatro (sei mesi di tournée con Walter Chiari), alla TV (il celeberrimo Ok il prezzo è giusto!) e al cinema, in un viaggio iniziato coi canti in osteria insieme agli Alpini nel segno di una vita “inimitabile”, commentato da una messe di fotografie molte delle quali sono scatti privati. C’è tutta Iva Zanicchi in questa autobiografia, scritta nello stile mordace che contraddistingue l’”aquila di Ligonchio”.