“Esplosivo, coinvolgente ed emotivo”. In tre aggettivi Francesco “Fry” Moneti descrive Riaccolti in teatro, nuovo tour dei Modena City Ramblers, la band emiliana che dal 1991 incarna lo spirito del combat folk.
Il tour partirà con la data zero il 16 gennaio 2020 al Teatro Baretti di Mondovì e farà tappa, tra gli altri, anche al Teatro dal Verme di Milano, all’Auditorium Parco della Musica di Roma e al Teatro Puccini di Firenze. Proprio come successe più di vent’anni fa in occasione dell’uscita dell’album acustico “Raccolti” (1998), il gruppo ha scelto di tornare al proprio suono originale, un sound che li “riaccoglie” nella riproposizione dei cavalli di battaglia scelti dal repertorio di oltre venticinque anni di carriera.
L’unica tournée teatrale della vostra carriera risale a venti anni fa. Perché il ritorno proprio ora?
Avevamo una gran voglia di tornare a calcare i palchi dei teatri. Molto semplicemente è una cornice suggestiva, per noi significa mettersi alla prova con noi stessi. Diciamo, se vuoi, un esame di maturità. Inoltre abbiamo scelto di tornare a proporre dei brani del nostro repertorio che non suonavamo da vent’anni; ci siamo più volte emozionati, durante la preparazione e l’allestimento dello spettacolo, di come alcuni di essi mantenessero ancora una freschezza incredibile e di come risultassero al passo coi tempi. Siamo davvero entusiasti e tanto curiosi di vedere come il pubblico reagirà a questa veste (quasi) inedita dei MCR.
Avete cominciato per divertimento. Come siete diventati un progetto musicale?
Non c’è mai stata la volontà di diventare musicisti professionisti. Abbiamo cominciato per divertirci, per passare delle belle serate insieme ad amici, ricordo erano serate con un discreto tasso alcoolico. Poi abbiamo cominciato a scrivere e proporre materiale inedito, ispirati da fatti di cronaca e della storia, spesso contorta e difficile da interpretare, del nostro Paese. Questa voglia di raccontare storie e di proporle alla nostra “grande famiglia” è il collante che ci tiene ancora profondamente uniti.
Condividete con noi un episodio off legato ai vostri esordi?
Ce ne sono tantissimi. Per dirne uno: nel 1996 girammo un video del brano “Clan banlieue”, contenuto nel nostro secondo cd “La grande famiglia”. La clip cominciava con la scena di un furgone che trasportava musicisti che si guastava e lasciava la band a piedi. La band che restava a piedi, era, ovviamente i MCR. Fu molto divertente girare quel video che, però, fu tristemente profetico: nel corso del tour di quell’anno, il nostro furgone ufficiale ci tradì più e più volte, fino a esalare l’ultimo respiro mentre ci trovavamo in Romania! Ricordo che il ritorno a casa in treno fu, a dir poco, rocambolesco.
Da vostri inizi ad oggi come siete cambiati e com’è cambiata la musica nel nostro Paese?
Noi siamo cambiati, il mondo è cambiato e la musica, e la fruizione della stessa, è cambiata. Agli inizi degli anni ‘90 c’era un arcipelago di locali disseminati in ogni parte d’Italia, dov’era possibile proporre la propria musica di fronte a un pubblico curioso e attento. Oggi il pubblico riempie il locali dove suonano le cover band e sembrano snobbare i progetti che propongono musica inedita. Tutto ciò è veramente triste e il timore è che sia un fenomeno irreversibile.
La vostra è una storia piena di incontri e collaborazioni: da Bob Geldof a Luis Sepulveda, passando per Felicia, mamma di Peppino Impastato. Quali sono stati per voi quelli più significativi?
Difficile pensare ad una “classifica” dato che ogni artista con cui abbiamo collaborato, sia grande sia “piccolo”, ci ha lasciato qualcosa. Te ne nomino un paio recenti. La nostra versione di “Saluteremo il signor padrone” nella quale abbiamo avuto l’onore di avere Eugenio Finardi e anche le bellissime pennellate sonore che ci hanno regalato i Calexico nella recente “My ghost town”.
Come vedete e cosa vi augurate per il vostro futuro?
Ci riteniamo fortunati a poter vivere di musica. E’ la nostra passione e una grossa parte della nostra vita. Nel 2021 spegneremo le 30 candeline e ci rendiamo conto che stiamo maturando insieme al nostro pubblico: uno splendido viaggio assieme a tanti, tantissimi amici.