Il futurista Ivo Pannaggi e Ravenna, storia di una collezione

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A Ravenna c'è l’Archivio e Collezione Ghigi-Pagnani, dove abbiamo anche trovato due dipinti del futurista Ivo Pannaggi.
Ivo Pannaggi, Ritratto di gentiluomo, 1922. Courtesy Archivio Collezione Ghigi Pagnani - Copia

Ivo Pannaggi (Macerata, 28 agosto 1901 – 11 maggio 1981) è stato un pittore e architetto italiano, autore di opere appartenenti al Futurismo. Due ritratti dell’artista di Macerata raccontano il Novecento dalla Collezione e Archivio Ghigi Pagnani di Ravenna. In una città più nota per l’architettura tardoantica e per i mosaici bizantini c’è una villa progettata ad hoc nel 1955 dall’architetto Luciano Galassi, come casa galleria del Novecento italiano ed Internazionale. L’Archivio e Collezione Ghigi- Pagnani è una tappa preziosa per i cultori della storia del mecenatismo del Dopoguerra, ricca di documenti storici che testimoniano la circolazione di idee ed energie tra artisti, collezionisti e galleristi, concentrata tra il 1955 e il 1965. Qui abbiamo anche trovato i due dipinti Il Ritratto del Gentiluomo e Monaca Rossa del futurista Ivo Pannaggi.

In quegli anni Roberto Pagnani e la moglie Raffaella Ghigi hanno intrattenuto rapporti con diverse istituzioni museali, con altri collezionisti di fama mondiale, Peggy Guggenheim giusto per fare un nome, concentrandosi soprattutto sulla corrente dell’Informale francese ed italiano e dell’Espressionismo Astratto.

Non si sono limitati a raccogliere capolavori, ma hanno favorito e promosso la carriera di artisti che venivano spesso ospitati per quelle che possiamo definire residenze d’artista ante-litteram. La loro casa si era trasformata in un cenacolo di intellettuali, critici e letterati. Tra i diversi studiosi che influenzarono il pensiero e l’attività della coppia emerge Alberto Martini, ideatore della celebre collana editoriale I Maestri del Colore, con cui crebbe quell’inossidabile amicizia che purtroppo condivise un tragico incidente mortale.

La collezione è avvalorata dal fatto che sono presenti opere molto conosciute, oggetto di prestiti per esposizioni prestigiose, richieste da critici del calibro di Renato Barilli e Claudio Spadoni.

La visita evidenzia la predilezione per Georges Mathieu e Mattia Moreni, il cui dipinto Incendio sul mare (1956) fu richiesto da Giò Ponti per la mostra itinerante in Francia e Belgio “Dal Futurismo ad oggi- Pittori e scultori italiani, organizzata dall’allora Ente Autonomo della Biennale di Venezia nel 1960.

Con orgoglio ci sono mostrati nella collezione Il Ritratto del Gentiluomo e Monaca Rossa, entrambi del 1922. Anche questi lavori furono segnalati a Ponti dallo storico dell’arte Martini, per entrare nell’evento francese ma nella “Mostra Storica del Futurismo” della Biennale, a Venezia sempre nel 1960. Era un grande desiderio del collezionista far figurare Pannaggi con queste due opere, l’ultima tra l’altro acquisita a Roma solo l’anno prima. Non risultano comparire nel catalogo dell’esposizione, quindi non furono accettate, ma testimoniano il vivo interesse di quegli anni per il movimento del Futurismo, interessato ad una retrospettiva storica.

A Ravenna c'è l’Archivio e Collezione Ghigi-Pagnani, dove abbiamo anche trovato due dipinti del futurista Ivo Pannaggi.
Ivo Pannaggi, Monaca Rossa, 1922. Courtesy Archivio Collezione Ghigi Pagnani

Nel carteggio Pagnani definisce Monaca Rossa “divertente”, forse identificando nel Futurismo l’aspetto gioioso della sperimentazione del linguaggio, anche se lontano di trent’anni dall’avanguardia del suo tempo. L’arte per il ravennate non rappresentava un investimento ma una passione viscerale per l’espressione originale. Sceglieva ciò che fosse frutto di una ricerca profonda e personale, che riteneva rappresentativo di un processo filosofico e al contempo esecutivo.

In questo senso le due opere rispecchiano una visione condivisa con il linguaggio dell’artista e architetto che entrò in contatto giovanissimo con Marinetti e Balla, mentre esponeva alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma. Fu accolto dai due e aderì da subito agli ideali e al linguaggio futurista. Nella sua vita avventurosa fu impegnato in mostre internazionali, inventò la cosiddetta “arte postale” e frequentò il Bauhaus. Proprio nel 1922 scrisse con Vinicio Paladini il Manifesto dell’Arte Meccanica Futurista.

I due dipinti rientrano appieno in quella che può definirsi una collezione “ragionata”, perché nella mole di documenti costituiti da lettere, autentiche e foto scattate dallo stesso Pagnani con gli artisti, di ogni pezzo si può ricostruire una storia dell’acquisizione. Certo non possono esistere dedica e scatto con Pannaggi all’epoca del dipinto, ma esiste il prezioso carteggio tra il collezionista, Martini e la Biennale rappresentata dal segretario generale della Biennale G. Alberto Dell’Acqua.

Il Futurismo di Pannaggi è parte integrante di una visione originale nella storia del collezionismo colto del nostro Dopoguerra, presto una casa museo riconosciuta istituzionalmente.