Quel Vicolo Miracoli fra l’ufficio delle imposte e una casa di tolleranza…

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E’ uno dei volti più amati dello spettacolo italiano: Umberto Smaila, che rivedremo insieme ai Gatti di Vicolo Miracoli nel film “Odissea nell’ospizio”

E’ uno dei volti più amati dello spettacolo italiano. Con Jerry Calà, Franco Oppini e Ninì Salerno ha fondato “I Gatti di Vicolo Miracoli”. Lui è Umberto Smaila e il lo scorso 2 ottobre lo abbiamo rivisto insieme ai Gatti nel film “Odissea nell’ospizio”, diretto da Jerry Calà.. Ora che si avvicinano i festeggiamenti per l’ultimo dell’anno, chi meglio dell’Umbertone è sinonimo di musica e divertimento? Ma sempre con un pizzico di saggezza…

E’ vero che Woody Allen aveva scritto uno spettacolo per i Gatti?

Sì. Aveva scritto due atti unici e voleva fare il terzo per chiudere una trilogia. Doveva essere uno spettacolo su misura per i Gatti di Vicolo Miracoli, da presentare al Festival di Spoleto: una commedia surreale, in stile Woody Allen ma firmata Allan Stewart Konigsberg, cioè il suo vero nome. Magari a settembre quando lo becco a Venezia gli dico «Ehi Woody, quello spettacolo per il Festival di Spoleto…facciamolo all’Arena di Verona!». Può succedere.

Ma questo “vicolo Miracoli” esiste per davvero?

Fai una cosa: vai a Castelvecchio, nel centro di Verona. Di fronte al castello c’è un vicolo, non proprio di passaggio: il vicolo Miracoli. Ci piaceva quel nome così “strano”. Lì c’erano da un lato l’ufficio delle imposte e dall’altro una casa di tolleranza: “cabarettisticamente”, da entrambe le porte uscivi con le tasche vuote!

Perché i Gatti si sciolsero?

Le cose finiscono perché finiscono. Ci sono dei momenti nella vita in cui bisogna provare strade nuove.

Sei un nottambulo ma hai detto di essere un “vampiro alla buona”: cioè?

Sono un nottambulo perché vado sempre a letto tardi, ma non per trasgressione, anzi: sono un romantico, tipo “vecchio frac” e cabaret.

Hai interpretato Fred Buscaglione a teatro: come per i vampiri, ti senti anche un po’ un “duro alla buona”?

Era il 1992, lo spettacolo si intitolava “Fred”, per la regia di Gino Landi, scritto da Umberto Simonetta e Italo Terzoli, colonne dello spettacolo italiano. Non male questa definizione, “duro alla buona”: me la devo ricordare. Questa mattina mi sono incazzato come una bestia qui all’aeroporto! (Fiumicino. Smaila deve raggiungere Porto Rotondo per il suo live show, n.d.r.).

Cos’è successo?

Sono in una saletta tipo carcere di Sing Sing, con un distributore d’acqua alla tenente Sheridan e sto aspettando il mio volo per Olbia, che ha un ritardo di un’ora (per il momento): per questo mi vedi così rilassato! Speriamo di arrivarci, a Olbia…mi attende un agosto ”mostruoso”! (L’intervista è stata fatta in agosto 2019, n.d.r.).

E’ uno dei volti più amati dello spettacolo italiano: Umberto Smaila, che rivedremo insieme ai Gatti di Vicolo Miracoli nel film “Odissea nell’ospizio”

Fra i tanti personaggi che hai conosciuto c’è anche il mitico Dogui (Guido Nicheli)…

Ogni estate si trasferiva armi e bagagli a Poltu Quatu, dove io avevo lo Smaila’s. Lo invitavo sul palco a declamare le sue massime intrise di umorismo alla Ionesco. Era ospite del ristorante “L’oblò”, dove mangiava in cambio di niente: gli volevamo tutti bene. All’ora dell’aperitivo chiedeva sempre: «Ci sono convocazioni per stasera? Taac!».

La cultura è in mano alla sinistra?

Lo sanno anche i muri! Una volta avevamo Monicelli e Scola, le loro opere erano intrise di un grande afflato popolare, stavano a sinistra ma tenevano per sé le loro idee. Oggi invece viviamo un periodo da “guelfi contro ghibellini”. C’è molta arroganza in giro. Da ragazzo avevo coniato uno slogan, “Vietato vietare”: avevo un’attitudine sessantottina, “di sinistra”, ma ora vedo che sono proprio quelli di sinistra a vietare tutto. Il mondo si è rovesciato. Ora non riesco a identificarmi con la destra o la sinistra, potrei essere scambiato per un nichilista o un anarco/insurrezionalista, ma me ne sbatto!

Un anno e un mese fa è mancato Carlo Vanzina: che ricordo hai di lui?

Una persona di grande cultura e classe: mai fuori posto, anche quando dirigeva era un vero gentleman. Lui, ma anche suo fratello Enrico, amava molto una canzone dei Gatti, “Verona beat” e ci chiedeva sempre di cantargliela. Insieme ai Gatti ho fatto la colonna sonora di “Arrivano i Gatti” e “Una vacanza bestiale”, ma anche le musiche di “Sognando la California”, “I mitici.  Colpo gobbo a Milano” e “I miei primi 40 anni” sono mie, quindi ho collaborato con lui in cinque film. Inoltre ho scritto le musiche di “Animali metropolitani”, l’ultimo film diretto da suo padre Steno e anche di questo sono molto orgoglioso.

Suoni un repertorio che va dai 50 a oggi ma adori Chopin e Liszt: è mai capitato di suonarli a una delle tue serate?

Sì, al Teatro Nuovo di Milano, dove portai tutto il mio repertorio: iniziai proprio con Chopin. Ma per suonare certi compositori ci vuole un certo allenamento!

E’ uno dei volti più amati dello spettacolo italiano: Umberto Smaila, che rivedremo insieme ai Gatti di Vicolo Miracoli nel film “Odissea nell’ospizio”