Cenacolo 12+1: a teatro Leonardo diventa pop

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Cenacolo 12+1 scardina ciò che il pubblico potrebbe immaginare: nel dramma popolare di Michele Sinisi siamo noi a essere rappresentati.

Cenacolo 12+1 è la dimostrazione palpabile di come il teatro possa – e debba – farsi ponte nel veicolare a tutti l’arte. Presentato in anteprima assoluta alla 73esima edizione della festa del teatro organizzato dall’Istituto Dramma Popolare di San Miniato, questo nuovo lavoro firmato da Michele Sinisi (ha curato anche la drammaturgia insieme a Francesco M. Asselta – un’accoppiata che è una garanzia) ha il primo punto di forza nel voler comunicare a ogni singolo spettatore, senza voler compiacere gli addetti ai lavori. In questi dodici quadri, infatti, siamo noi a essere rappresentati. Né chi ha ideato lo spettacolo né chi lo incarna vuole salire in cattedra e spiegare l’opera leonardesca.

Cenacolo 12+1 scardina sin dai primi secondi quello che il pubblico potrebbe immaginare. La decisione di “esporre” il Cenacolo imballato crea e alimenta il desiderio di visione nell’occhio dello spettatore, che resta in sospeso fino alla fine (e non vi riveliamo oltre). Ogni passo, sia sul piano drammaturgico che spaziale, è studiato per lanciare dei fili rossi con chi guarda. La parte più storica viene affrontata, in particolare, da un simpaticissimo prof, abile nel rendere piacevole l’aspetto apparentemente più pesante. Col suo modo di raccontare è come se portasse coi piedi per terra Leonardo, rendendolo tangibile. Avreste mai pensato che qualcuno vi inserisse Jimi Hendrix parlando di Leonardo? Qui avviene e tutto con cognizione di causa.

A un tratto la palla passa a dei ragazzi che ci portano all’interno della sede di Santa Maria delle Grazie a Milano dov’è custodito il dipinto, pronti a mettersi nei panni dei frati alla loro prima cena in refettorio di fronte all’affresco appena ultimato.

«L’arte è una cosa bella, ma va difesa» e così avvenne nel corso delle guerre mondiali. Il punto è che l’arte andrebbe difesa anche dall’oblio e da alcuni pregiudizi creatisi col tempo e Cenacolo 12+1 va proprio in questa direzione. Con un linguaggio fresco, pop, divertente e diretto, il lavoro di Sinisi abbatte la quarta parete e lancia diversi sassi nello stagno e il pubblico non può far altro che raccoglierli. Assistendo a questa rappresentazione scaturisce un desiderio di dialogo a tu per tu con l’opera d’arte in questione, stimolando pure ad andare oltre (viene ricordato come esista nello stesso luogo del Cenacolo un altro dipinto sempre passato in secondo piano e meno alla storia, Crocifissione di Montorfano). La drammaturgia punta a rendere protagonisti persone come noi (importante il contributo della gamma dei vari dialetti) ed è attraverso il loro sguardo che scopriamo aneddoti e angolazioni da cui osservare il Cenacolo.

Come un dipinto, anche questo progetto ha una propria simmetria, con la danza iniziale che torna (con una diversa consapevolezza) a chiusura del cerchio. Non è un caso che i materassi con cui viene difesa l’opera siano 12+1. Non mancano le citazioni di altri pittori così come capisaldi come Thomas Bernhard e Shakespeare e dalla nostra cultura cinematografica, attingendo in particolare a un altro genio, Federico Fellini. Cenacolo 12+1 presenta, infatti, anche nella messa in scena degli elementi immaginifici (significative le scene di Federico Biancalani), equilibrando i vari registri con la chiave del teatro in quanto esperienza umana e collettiva.

In ultimo ci sembra doveroso evidenziare la scelta di Dramma Popolare nel commissionare questa produzione (targata Elsinor in collaborazione col Teatro di Roma) a Sinisi, il quale coerentemente col percorso fatto fino ad ora, propone un lavoro in cui si riflette su di noi (dal sentimento dell’invidia a cosa sia il genio, analizzando anche la relazione tra committente e artista) in un rapporto di divertimento e profondità, “giocando” con lo spettatore, in cui viene fatta fuori l’autoreferenzialità (anch’essa oggetto di frecciate). Si viaggia per un’ora e mezza immaginando pure quanto Dio, l’Altissimo, possa essere fantasista.

«La gente attende per vivere, per morire», ascoltiamo in un significativo dialogo tra due inservienti in differenti età e stagioni della vita. Tocca a noi trasformare quel tempo in riflessione, accogliendo certi spunti che provengono dall’arte, declinata come quadro o come spettacolo dal vivo. Sul palco Stefano Braschi, Giuditta Mingucci, Stefania Medri, Donato Paternoster, Nicolò Valandro e gli allievi del corso di perfezionamento del Teatro di Roma Alfredo Calicchio, Gabriele Cicirello, Aurora Cimino, Giulia Eugeni, Francesca Fedeli, Marisa Grimaldo, Eugenio Mastrandrea, Camilla Tagliaferri. Per Sinisi e i professionisti dello spettacolo di cui si circonda è essenziale l’incontro e nel precedente lavoro, Sei personaggi in cerca d’autore, lo aveva esplicitato in una battuta dalla platea: «la vita in fondo non possiamo ingabbiarla, quando qualcuno pensa di poterlo fare si rende protagonista di un processo tragico. La vita sfugge immediatamente e quindi anche quello che noi proviamo a fare qui, ingabbiare la scena e farla diventare reale, è una follia assoluta. Quello del teatro è il tempo non della perfezione ma dello stare assieme».

Al di là del cinquecentenario dalla morte di Da Vinci, l’augurio è che Cenacolo 12+1 possa proseguire in tournée, permettendo di conoscere Leonardo – e noi stessi – osservando(ci) da una nuova prospettiva.