“Mi viene voglia di prendere il viagra, di ringiovanire, pur di vivere ancora qualche anno, e vedere come va a finire”. Erano queste le parole di un uomo che amava la vita, amava scoprire la vita e assaporarla anche da quando la vista e, in più in generale la salute, lo iniziavano ad abbandonare. Ma Andrea Camilleri, spentosi all’età di 93 anni alle 8.20 di questa mattina all’Ospedale Santo Spirito di Roma, sapeva che parte di quella vita tanto amata era anche la morte. Lui, d’altro canto, da intellettuale, la attendeva con un pizzico di “curiosità”. L’altrove, il fascino dell’eternità: Andrea Camilleri non ha mai fatto mistero di aver cominciato ad un certo punto a desiderare la possibilità di intuire cosa fosse l’eternità dopo una vita lunga e piena come la sua.
Oggi, a poche ore dalla sua scomparsa, tutti ci ritroviamo al suo “capezzale”: per salutarlo, ma anche per riflettere sul lascito di un uomo che, al di là di tutto, ha saputo influenzare la cultura italiana e il modo in cui viene percepita nel mondo, facendosi cantore della sua Sicilia come pochi altri prima di lui. E’ importante ricordare infatti che Camilleri era una mente poliedrica, capace di entrare con la sua penna in diverse trame narrative e di penetrare l’immaginario collettivo muovendosi dalla sceneggiatura e dalla regia televisiva, radiofonica e teatrale, fino alla saggistica e alla narrativa. Il suo esordio da romanziere avviene infatti piuttosto “tardi”, quando già forte di una sostanziosa carriera nel servizio pubblico (e non solo), decide di cercare qualcuno che, dopo decine di rifiuti, pubblicasse per davvero il suo primo romanzo. “Lo ricordo bene come era, già allora con un’eterna sigaretta in bocca” racconta all’AdnKronos Fioranna Casamenti Lalli, anima della Lalli Editore insieme al marito Antonio Lalli. E’ proprio la loro casa editrice che pubblicò, nel 1978, il primo romanzo di Camilleri, ‘Il corso delle cose’ (che era già pronto nel 1968), diventato poi uno sceneggiato televisivo Rai. Il romanzo non ebbe però alcuna risonanza e venne ripubblicato da Elvira Sellerio solamente vent’anni dopo, nel 1998, proprio mentre esplodeva il ‘fenomeno’ Montalbano. “Non potevamo saperlo – spiega Casamenti Lalli sempre all’AdnKronos – ma con quel romanzo Camilleri iniziava di fatto la sua fortunata carriera di autore di gialli ambientati in una Sicilia più o meno fantastica, scritti in un siciliano più o meno fedele. Quel Camilleri, che poi è quello che oggi tutti conoscono, lo tenemmo a battesimo noi”.
E’ infatti nel 1994 che Camilleri, con il suo vocabolario in “siciliano libero”, crea la fortunata serie incentrata sulle vicenda del commissario Salvo Montalbano, protagonista di innumerevoli romanzi, nonché dell’omonima fiction di successo interpretata da Luca Zingaretti. Nel 1978, nonostante diverse porte prese in faccia, il Maestro ha saputo credere nella forza della sua penna e ha insistito, riuscendo a trovare con determinazione qualcuno che pubblicasse il suo primo romanzo, per poi vederlo al successo solamente 30 anni dopo. Da lì, una volta pubblicato il primo, nonostante il successo non fu eclatante, non si è più fermato e di li a poco i suoi libri sono diventati dei bestseller. Oggi, i suoi libri sono stati tradotti in tutto il mondo e hanno venduto oltre 30 milioni di copie.
Cosa rimane di Andrea Camilleri dunque? E’ presto detto: il suo stile inimitabile, la sua fantasia, il suo spirito critico e quella capacità di raccontare le cose con dolcezza che hanno avvicinato generazioni di italiani alla lettura.
“Che cosa straordinaria possono essere i libri. Ti fanno vedere posti in cui agli uomini succedono cose meravigliose. E cominci a farti parecchie domande”
Ciao Maestro!