Con le Special Angels, la diversità è una cosa normalissima

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Quando Virginia Di Carlo è nata i medici pensavano che non avrebbe spento le candeline dei suoi diciotto anni. Affetta da tetraparesi spastica da quando i suoi occhi hanno guardato per la prima volta il mondo, fino agli undici anni non riusciva a stare in piedi da sola, si muoveva con l’aiuto di un girello. Poi un bel giorno chiede alla madre di poter accompagnare sua sorella Martina e suo fratello Michele a scuola di danza. Loro studiavano balli caraibici. “Mi fecero sedere in sala per vederli” racconta Virginia. “Ad un certo punto la musica mi fece alzare in piedi e, appoggiata al muro, provai a fare i passi che facevano tutti gli altri. La maestra notò la mia voglia di ballare, mi chiese di provare e accettai subito”. Da quel momento Virginia non si è più fermata e grazie al sostegno di Martina, che nel frattempo si è guadagnata i titoli di campionessa italiana e medaglia d’argento mondiale di danza, si è laureata in Scienze motorie e sportive ed è diventata campionessa italiana di ballo paralimpico. Ma non solo. Oggi è maestra di danza e la sua determinazione è da esempio ai suoi allievi. Special Angels Dance School è il nome che è sembrato più adatto alle due tenaci ed affiatate sorelle, che con la loro scuola danno l’opportunità di studiare danza anche a ragazzi disabili o con difficoltà economiche. “E’ un progetto di inclusione e non ci sono distinzioni di nessun genere” spiegano le due ragazze. Ora che ha realizzato il suo sogno e spinge gli altri a fare altrettanto, Virginia non dimentica le difficoltà che ha dovuto superare: “Al primo anno di medie sia i miei compagni che alcuni professori mi hanno messa da parte per tutto l’anno, facendomi sentire un nulla. Non ho detto mai nulla ai miei genitori, ma quando se ne sono accorti mi hanno fatto cambiare subito scuola” ricorda. Le “Specials Angels”, più unite che mai, vogliono ribadire che “la diversità è una cosa normalissima, fortunatamente tutti siamo diversi tra noi”. Infine, dicono: “Contrastiamo la diffidenza delle persone facendo capire loro quanti benefici possano avere a contatto con i ragazzi speciali, ma l’ignoranza dubitiamo si possa combattere”.