Voci “risentimentali”: l’uomo spiegato dal risentimento

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Henri Regnault [Public domain], Automedente conduce i cavalli di Achille, 1868, Museum of Fine Arts
Henri Regnault [Public domain], Automedente conduce i cavalli di Achille, 1868, Museum of Fine Arts

Risentimento, per come lo ha inteso Nietzsche, è il brutto-e-cattivo Tersite che sputa rancore contro gli splendidi eroi omerici: l’invidia di chi è in basso verso chi è in alto. Poi, certo, lo si può provare per un innamorato, o per il padre che non si è riusciti a uccidere, o per l’afa che arriva improvvisa quando ormai non c’è più l’impazienza dell’estate.

Il volume scritto a più mani Risentimento (Edizioni alpha beta Verlag, 176 pagine, € 15) ha del pudore nel raccontare fino in fondo questa piaga socio-politica che tanto spiega della storia dell’uomo.

Alessandro Banda, Giorgio Falco, Elena Stancanelli, Nadia Terranova, Giorgio Vasta preferiscono affrontare il risentimento dal punto di vista psicologico. Spettacolare il lirismo dell’autoanalisi di Vasta, “uomo risentimentale”, che, innamorato di una compagna di classe, si rifugia nel tempo fuori dal tempo dell’aoristo greco e scopre pure quello intossicato di “memoria rimorso amarezza rimpianto”.

Oppure la conclusione efficacissima del racconto di Elena Stancanelli: Maledetta città. Maledetta, maledetta città, che dice in realtà Maledetto tu, che non mi ami. Tu, l’ennesimo.

Solo il cuore di Tersite resta inesplorato. Ma forse perché Tersite è senza cuore?