Lorenzo Licitra, il tenore che fa incontrare la classica col pop

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Lorenzo Licitra, il tenore che fa incontrare la classica col pop
Ph Riccardo Ambrosio

Si è fatto conoscere sul palcoscenico dell’undicesima edizione di X-Factor. Dopo il trionfo al talent canoro, Lorenzo Licitra, il tenore ragusano che fa incontrare la musica classica con sonorità più pop, ha singolarmente scelto di dare la priorità all’attività concertistica piuttosto che a quella discografica. Ma adesso è tornato con un nuovo singolo, Sai che ti ho pensato sempre (per Sony Music): “È un brano autobiografico, molto sincero, che racconta tanto di me e quello che è successo fino ad oggi nella mia carriera” dice. “È una canzone che parla di sconfitte ma anche di speranze e l’intento è che chiunque ascolti queste parole possa immedesimarsi sentendo ogni frase come la propria colonna sonora personale”.

Questo brano esce un anno e mezzo dopo il trionfo ad X-Factor. Non ha avuto il timore che la popolarità nel frattempo potesse svanire?

No, non ho mai smesso di sentire quello che il mio pubblico volesse e si aspettasse da me. Nonostante sia passato del tempo, ho sempre ricevuto un grande affetto da chi mi ha sostenuto fino alla fine, durante il programma e subito dopo. Anzi, ho notato una grande attesa.

Dopo il conservatorio e tanti eventi internazionali come mai è arrivato X-Factor?

Dopo gli studi classici ho sempre affiancato la carriera concertistica all’estero. L’idea di partecipare ad un talent come X-Factor mi ha sempre affascinato. Ho scelto questo programma perché molto incentrato sulla musica e può darti davvero grandi opportunità dopo.

Di quella esperienza quale momento le piace ricordare?

Ce ne sono tantissimi e li porto tutti nel cuore, ma di sicuro quello più bello è stato durante il medley della finale al forum di Assago. Lì ho percepito delle emozioni che difficilmente dimenticherò nella vita.

Mara Maionchi le ha lascito qualche consiglio prezioso?

Mara è sempre al mio fianco e mi segue in ogni passo, mi consiglia e sa indirizzarmi sempre sulla strada giusta. “Datti sempre al pubblico” me lo ha ripetuto tante volte durante il programma e continua a ripetermelo ancora oggi, quando scherziamo sulla tensione che si era creata nei giorni della finale. Ho seguito il suo consiglio e so che arrivare in maniera trasparente al pubblico è l’obiettivo di ogni artista.

Alla musica quando si è avvicinato?

Ero davvero piccolo, all’età di 5 anni volevo già cantare con qualsiasi oggetto potesse somigliare ad un microfono. Poi l’esperienza del coro Mariele Ventre mi ha fatto capire che il palcoscenico era la mia casa e lì dovevo crescere.

Da bambino come si immaginava? Ha mai pensato di intraprendere un percorso diverso da quello musicale?

Ho provato ad immaginarmi farmacista come papà o dietro una scrivania come mamma, ma mi sono sempre detto fin da piccolo che in quei contesti non avrei potuto cantare. In fondo mi sono sempre saputo rispondere da solo alla fatidica domanda: cosa vuoi fare da grande? Voglio cantare!

Con la sua famiglia che rapporto ha? 

Un bellissimo rapporto. I miei familiari sono i miei primi sostenitori e hanno sempre creduto in tutto quello che ho fatto. Tante volte sono i primi a consigliarmi e suggerirmi in qualsiasi scelta. Devo tanto a loro e ne sono orgoglioso.

Quali sono le parole più importanti della sua vita?

Sincerità, fede e speranza.

Cosa rappresenta la musica per lei?

È una ragione di vita. Mi sono sempre detto che se non ci fosse, sarebbe una vita davvero triste. È una compagnia fedele che sa prenderti in qualsiasi momento. Per me è sicuramente ossigeno buono da respirare e poter regalare a chi ne ha bisogno.

C’è stato un no professionale o una critica che l’ha segnata?

Ce ne sono stati molti, ahimè, e hanno provocato tante volte scoraggiamento e paura, ma proprio grazie a tutte quelle porte in faccia ho raggiunto maggiore consapevolezza non solo artistica, ma anche umana. A volte bisogna passare dalle strade meno belle per poi godersi il panorama. 

Il complimento che le ha fatto più piacere ricevere?

Quando qualcuno dopo un concerto o dopo un incontro viene a dirmi che la mia musica è riuscita ad arrivare al cuore, il mio compito è riuscito e non c’è complimento più bello che vedere chi mi ascolta commosso e felice.

Si è esibito al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York, davanti a Bill Clinton. Che esperienza è stata?

Una delle più belle mai vissute. Erano più di tremila ragazzi provenienti da tutto il mondo, personalità molto importanti tra cui l’ex presidente Clinton. E tutto questo all’ONU. Non so descrivere com’è stato, ma so che sono tornato in Italia fiero ed orgoglioso di aver lasciato un piccolo messaggio a tutti quei ragazzi che vogliono cambiare il mondo di domani.

Da bambino, invece, si è esibito al cospetto di Papa Giovanni Paolo II. Che ricordi ha di quel momento?

Nonostante fossi piccino, quella è stata la prima esperienza davanti a così tanta gente e accanto a questa figura “bianca” che riusciva a toccare il cuore anche solo con uno sguardo. È stato molto emozionante esserci e cantare per sua Santità. È uno dei ricordi più cari che ho.

Del prossimo disco cosa può anticiparci? Unirà pop e musica classica?

Assolutamente sì, le mie due anime saranno sempre presenti. Voglio regalare al grande pubblico un’identità più personale di quel Lorenzo in smoking, più vicino e affrontando tanti temi, unendo due mondi musicali così distanti, ma che insieme possono emozionare molto.

Come si immagina tra vent’anni?

Mi auguro di vedermi ancora affianco della mia passione, in giro per il mondo accanto a nuove culture, nuove città ma con un linguaggio universale che solo la musica riesce a dare.