Beyond the Body: quando il corpo diventa una tela

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Beyond the Body: quando il corpo diventa una tela
Antonio dipinto da Millo

Da lunedì 6 maggio è partita la seconda stagione de La Clinica per Rinascere – Obesity Center Caserta, il format originale in onda su RealTime (sono previsti nove episodi), in cui persone obese decidono di prendere in mano la propria vita e cambiarla, con l’obiettivo di tornare a un peso normale affidandosi alle cure del dottor Cristiano Giardiello. Come evento collaterale, il canale tv ha deciso di organizzare la mostra Beyond the Body per sensibilizzare sul tema dell’obesità.

Presso la Fondazione Forma per la Fotografia di Milano, fino al 9 maggio, sono esposti gli scatti del duo di fotografi Winkler+Noah mentre immortalavano quattro artisti nostrani all’opera sui corpi.

L’illustratrice Elisa Macellari, lo street artist Millo, la tatuatrice Amanda Toy e il calligrafo Nicolò Visioli detto Nick si sono approcciati alle quattro storie vere con grande tatto, tutti secondo lo stile che li caratterizza. Quattro dei protagonisti del programma hanno messo a disposizione le vicende personali e a loro volta, dei modelli attenti all’argomento, hanno scelto di far diventare il proprio corpo una tavolozza che raccontasse qualcosa di intimo e, al contempo, profondamente universale. Tutti noi abbiamo visto i grandi murales creati, ad esempio, da Francesco Camillo Giorgino, in arte Millo. In #beyondthebody ha rappresentato la storia di Antonio, per cui il cibo è diventato un conforto dopo una grave perdita economica. «Giocavo e perdevo. Ma continuavo a giocare. Finché non ho perso 620.000 euro. E con quelli, ho perso pure la mia pizzeria».

Sono parole forti, che non lasciano spazio all’immaginazione e trasmettono tutto il travaglio di un uomo. Tra le donne troviamo Roberta, vittima di bullismo, ed è molto significativo che il calligrafo Nick abbia scelto di immaginare il tutto come una catena di parole. La Toy, professionista del tatuaggio, ha raffigurato la storia di Emanuele con dei disegni connessi alla famiglia e frasi emblematiche («mangiavo per non pensare»); così come nell’artwork della Macellari si può cogliere come la perdita del padre sia stata decisiva per Nora.

I quattro artisti hanno impiegato circa 5-6 ore per lavorare sui corpi di questi uomini e donne e dalle foto emerge come il tratto, i colori e i disegni si fondano e intersechino con i segni già presenti sulla pelle (e lo diciamo con tutto il rispetto possibile). I veri protagonisti stanno proseguendo nel percorso di guarigione e anche per il mutamento già in atto sul corpo non avrebbero potuto mettersi in scena. Hanno, però, messo a nudo le personali fragilità, con l’arte che le ha sapute sublimare con delicatezza, in un’esposizione dal forte impatto, laddove le foto possono comunicare più di tante parole.