Giordi, “Il sogno di Partenope” di stanza a Parigi

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Se con il debutto francese con Les amants de Magritte e con i due dischi italiani Con il mio nome e Il Soffio Roberto Michelangelo Giordi si era mosso tra canzone d’autore, jazz e world music, ora si immerge nelle note e i versi della tradizione napoletana con Il sogno di Partenope, album uscito per la label francese Disques Dom con distribuzione italiana Terminal Video.

E’ un percorso musicale e narrativo che tenta di raccontare la città, la sua storia, la sua musica, la sua poesia, in maniera nuova, cercando   di   ricollocarla   nello   spazio   più   ampio   delle   nuove frontiere della cultura mondiale“, racconta il cantautore.

I quindici brani raccolti non sono solo un omaggio alla canzone classica partenopea, si arricchiscono di storie e melodie. Tra i finalisti della XXX edizione di Musicultura 2019, Giordi canta Napoli ma vive in Francia: “Sono approdato a Parigi per un concerto e da lì è cominciato il mio amore per questa bella città che ha saputo benevolmente accogliermi“.

La lontananza dalla sua città d’origine non gli ha impedito di seguire con attenzione l’attuale scena musicale partenopea: “In questa città   si   tende   giustamente   a   snobbare   le   mode   imposte   dall’industria discografica   e   si   cerca   la   sperimentazione   attraverso   una   convivenza pacifica tra le genti di diverse culture che approdano e vivono nel ventre della città. È sempre stato così nel corso del tempo. Nascere a Napoli è un gran   privilegio   per   un   musicista.   Delle   tendenze   attuali,   però,   amo soprattutto quelle che rivolgono lo sguardo alla musica più colta“.  

Bambino affascinato dai dischi e dalle musicassette, Giordi ha comprato la sua prima chitarra al liceo. Poi è arrivata la tastiera e subito dopo ha cominciato a strimpellare e a scrivere. “Conservo segretamente le mie prime canzoni, ma non le canterò mai a nessuno: sono troppo geloso di quel tempo e della ormai perduta purezza, talvolta imbarazzante!“.

La scrittura, talento naturale, è stata perfezionata al Cet di Mogol, dove si è diplomato: “A Mogol devo soprattutto il fatto di aver intuito che potevo riuscire ad essere un artista. Grazie a lui ho fatto una lunga gavetta su numerosi e prestigiosi palcoscenici in Italia e in Europa. È iniziato tutto da lì”.

Orgoglioso di non essersi mai piegato a nessun tipo di compromesso, ammette, infine che c’è un errore professionale che non rifarebbe: “Fidarmi   di   tutti   ponendomi   sempre   in   modo   spontaneo“. Adesso l’attendono la promozione del disco in Francia e tanti concerti.