
“C’è un’estate che si guadagna in viaggio e un’altra che accade proprio a casa nostra”. E’ l’estate dell’anima, o quella “del cuore”, quel “sentimento” (prima ancora che una stagione) che ci dobbiamo portar dentro con gaia levità tutti i giorni, anche quando il mondo là fuori (e quello dentro di noi) va a catafascio. Perché ci vuole una corazza spessa così per vivere con leggerezza. Che non è sinonimo di superficialità. Come diceva Nietzsche in esergo a La gaia scienza, “Questi Greci erano superficiali – per profondità!”
Qui la Grecia c’entra poco, giusto per l’espediente narrativo di Mykonos che, insieme a Cuba e Napoli, fa da sfondo al romanzo di Anton Emilio Krogh, Non si può fermare l’estate (Mursia, 2019, 256 pagine, 17 euro): un amarcord che è anche romanzo di formazione ex post, in cui tre amici oggi quarantenni rievocano, una notte di fine estate, quella del 1990, le notti magiche, le sigarette fumate di nascosto e gli amori, leciti e “proibiti”, in via di apparizione.
Un’estate fa cantava Mina proprio nel 1990 e Krogh ci regala una storia di tre amici, uniti dai banchi del liceo al grido dumasiano “uno per tutti, tutti per uno”. Una storia semplice che affronta un tema complesso: la vita. Perché “l’estate è un sentimento ribelle […], la carica solare che ci spinge a fare cose che non siamo disposti a fare durante l’anno”.

Quell’anno che, per nostra ignavia, può diventare il nostro inverno, finché non decidiamo di liberarci delle nostre corazze e di “diventare leggeri per abbandonarci a correnti ascensionali che non importa dove conducono”. Non si può fermare l’estate canta il potere salvifico della leggerezza e dell’amicizia, proprio quando tutto intorno a te sembra predisposto per farti sprofondare nel baratro; in fondo , come scriveva un altro scrittore, Milan Kundera, cos’è la nostra vita, se non uno schizzo, un abbozzo senza quadro?
E allora, anche se pessimisticamente, leopardianamente, schopenhauerianamente, possiamo considerare la vita come puro non sense, perché non imparare da quella volontà di potenza della cicala, “che vive e gode senza temere l’inverno, alimentata dalla leggerezza effimera di una vita che è breve comunque”? Non si può fermare l’estate di Anton Emilio Krogh non è solo un romanzo, è (anche) un’opera, vogliamo usare la parola forte, educativa e la sua lettura andrebbe quasi obbligata in (quasi) tutte le scuole d’ordine e grado e ad ogni latitudine anagrafica, sociale, professionale, umana.