The Andrè fa cantare il trap a De Andrè

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Riuscite ad immaginare De Andrè alle prese con la trap e con l’indie? Voce e chitarra con Orgasmo di Calcutta, Habibi di Ghali, ma anche con Nove maggio di Liberato.

C’è un cantautore che non mostra il volto ma una sagoma e ai concerti si presenta in felpa con cappuccio e occhiali. The Andrè fa cantare a De Andrè delle straordinarie cover trap e indie, che diventano d’autore. E l’effetto è strabiliante. Questo ragazzo misterioso –dice di avere dai venti ai trent’anni- ha la voce di Faber.

Ecco perché è il nuovo fenomeno del web, con più di 4 milioni di visualizzazioni su YouTube. Piace a tutti; agli amanti dell’indie, della musica acustica ma anche ai fan storici di Faber, senza dubbio i più esigenti.

«Se la demagogia lusinga le irrealizzabili aspirazioni delle masse, la Themagogia compie l’identica operazione in terreno musicale accarezzando le fantasie di chi vorrebbe rediviva la nostra tradizione cantautoriale più valida e di chi vuole giustificare la sua indulgenza verso la musica contemporanea. – commenta The Andrè – Si dice che tradurre è sempre un po’ tradire. Ogni pezzo tradotto qui è un doppio tradimento: verso chi lo ha scritto e verso chi lo canterebbe.»

A vent’anni dalla morte di De Andrè, esce il suo disco d’esordio: THEMAGOGIA-tradurre, tradire, trappare.
Uscirà il 18 gennaio, anche in vinile. Proprio per non farci mancare niente.

The Andrè traduce il linguaggio e crea nuove canzoni. Nelle sue interpretazioni gli regala un’anima, pur mantentendo il significato originale. Diventano profonde e d’autore. Chissà cosa ne avrebbe pensato il Maestro, così lontano dalla monumentalità che gli era stata attribuita per i suoi lavori, così immensi e così irraggiungibili. “Non esistono arti minori o maggiori ma artisti minori e artisti maggiori”.

Non è dato sapere dove Faber avrebbe collocato The Andrè, mi diverte però ricordare cosa disse una volta: “Benedetto Croce diceva che fino a 18 anni tutti scrivono poesie e che, da quest’età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora io, precauzionalmente, preferirei considerarmi un cantautore.”