Il talento e l’ispirazione non servono se non sono accompagnati da un lavoro serio e costante. È questa consapevolezza che, unita alle loro canzoni pop spontanee capaci di delineare dei piccoli film umani, ha permesso agli esordienti Lo Stato Delle Cose di uscire vincitori da un concorso come Rock Targato Italia. A poche settimane dalla vittoria abbiamo intervistato il gruppo.
Avete raccontato che la prima esibizione alle selezioni di Rock Targato Italia è stata anche il vostro primo concerto…
Sì, è vero. In realtà è una cosa che ci ha fatto anche un po’ incazzare perché Tommy, il batterista, chiudeva sempre le nostre esibizioni dicendo «questa è stata la nostra prima esibizione, questa è stata la nostra seconda esibizione» e così via. Alessandro (voce e chitarra, ndr) ogni volta lo squadrava con aria assassina come per dire: Non abbiamo bisogno di giustificarci! Però evidentemente è una cosa che ha portato bene.
Avendo seguito il concorso dalle prime selezioni fino alle finali, sono rimasto colpito dalla crescita che avete avuto in questi mesi. Che tipo di lavoro avete fatto?
In questi mesi abbiamo suonato tanto. La prima esibizione ci ha battezzato e ci ha tolto alcune insicurezze. Da lì è nata la voglia di suonare il più possibile e la via più facile è stata fare concorsi. Così ci siamo iscritti a tutti i concorsi possibili, il che è stato molto positivo perché i concorsi ti portano a confrontarti con situazioni sempre diverse e spesso con condizioni tecniche non ottimali: tutte cose che ti costringono a maturare in fretta e acquisire fiducia.
Il vostro modo di scrivere mi sembra molto cinematografico.
La maggior parte delle canzoni nascono dalla melodia: il testo in genere viene dopo. Però, già mentre scriviamo la musica, ciò che abbiamo in testa sono proprio i fotogrammi di un film, per cui c’è sicuramente un legame cinematografico fra musica e scrittura.
In Perdersi parlate di ritrovare il coraggio di odiare e il coraggio di amare…
Perdersi racconta di una persona che ha il terrore di abbandonarsi alle proprie passioni perché in passato è rimasta ferita e ha imparato che vivere una passione può portarti ad amare ma anche a odiare. È dedicata a tutte le persone che non riescono più a lasciarsi andare.
Avete esordito da poco ma avete già pubblicato un EP. Come mai la scelta di registrare subito?
L’idea di registrare cinque canzoni è nata dall’esigenza di avere qualcosa da fare ascoltare quando ci proponiamo per suonare dal vivo. Una volta ultimate le registrazioni però ci siamo ritrovati in mano un prodotto che ci sembrava soddisfacente, così abbiamo deciso di renderlo pubblico. La copertina dell’EP poi è stata realizzata da Héctor Chico, che è un fotografo messicano bravissimo.
I vostri prossimi passi quali saranno?
Siamo consapevoli che, senza promozione, le canzoni pubblicate è come se non esistessero. Dunque, adesso è tempo di lavorare sulla promozione. Nei prossimi mesi lanceremo due singoli accompagnati probabilmente dai relativi video e cercheremo di suonare il più possibile dal vivo, con la speranza di riuscire a pubblicare un album verso la fine del 2019. Ci stiamo lavorando e abbiamo già diversi pezzi molto belli.
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