Anime Inquiete. 23 storie per mancare la vittoria di Isabella Cesarini (Haze 2018, 155 pagine con illustrazioni), è una rapida incursione nello sprezzante anticonformismo di 23 artisti e scrittori che hanno vissuto durante il “secolo breve” e che si sono contraddistinti per caratteristiche, genialità e stili di vita irripetibili; sempre mantenendosi però nelle linee guida di una vittoria mancata. S’intenda con essa la «sintomatologia dell’artista invendibile», la trasgressione delle tradizionali regole borghesi o l’inquietudine stessa.
Isabella Cesarini accompagna il lettore in un percorso di intimità che parte da Lou Andreas Salomé, la mantide intellettuale che ammaliò Nietzsche, «predatrice culturale che pianta al suo passaggio un campo di cuori malridotti – demolisce gli uomini per resuscitarli nelle loro opere» e arriva fino a Franco Califano, genio maudit della musica italiana che si offrì senza riserve alla vita, alla poesia e alle donne.
Per fare questo attraversa il ricordo di Pierre Drieu La Rochelle, l’âme doux francese che arrivò a togliersi la vita, Sibilla Aleramo, donna bellissima e avvolta dalla solitudine che fu compagna di Dino Campana, Bruno Lauzi, forse quello che più di tutti “mancò la vittoria” pur di non corrompersi, l’immancabile Édith Piaf e molti altri.
La prosa è lirica, i tratti netti e decisi, ogni parola che si incontra è magistralmente soppesata, la percezione dell’accuratezza quasi rimbomba tra le pagine. Le descrizioni sono rapide pennellate di colore, realizzate mediante un’aggettivazione e un fraseggiare impeccabili.
La percezione è quella di avere libero accesso all’intimità dei personaggi, un grido di esistenze plurime in cui la Cesarini insegna a categorizzare, proponendo però degli archetipi unici e irripetibili, occupati da un solo individuo, che quasi viene raccontato come “il tipo di individuo che”.
Come se quella peculiarità così attentamente osservata dall’autrice le fosse ormai talmente nota da poter essere considerata una tendenza generale.
Il tutto sempre in funzione dell’acutezza e della naturalità quasi diagnostica con la quale il personaggio viene descritto nella sua maledetta unicità.