Narrano le cronache che l’attentato all’Arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914, l’episodio da cui scaturì la Prima Guerra Mondiale, fosse stato del tutto inatteso e ancor più imprevedibili le sue conseguenze, cariche di sciagure e di morte per l’Europa. Soprattutto per l’Austria-Ungheria. Lo stato Imperial-Regio, che oggi tutti riconoscono quale straordinario esperimento di armonia di identità plurali, ineguagliabile culla di modernissime suggestioni culturali, baluardo di pace e tradizione, sembrava all’epoca un residuato del passato, da smontare quanto prima affinchè ogni fazione nazionale potesse autodeterminarsi. E in realtà erano in tanti a giocare col fuoco e non solo i Serbi: quanti anche nella corte d’Asburgo e nelle varie capitali del continente furono soddisfatti nel vedere cadere l’Arciduca, da molti ritenuto l’unico in grado di rigenerare l’Impero, e considerarono la sua morte il detonatore risolutivo dei nodi venuti al pettine? Tanti, troppi. All’inizio sembrava dovesse essere una cavalleresca tenzone, alla fine si rivelò un’immane tragedia. E oggi non mancano gli storici che rimpiangono l’Austria-Ungheria, la cui morte cominciò proprio a Sa#RAIevo.
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