Noi siamo scimmie evolute

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Simone Fugazzotto, A SELFIE A DAY, KEEPS YOUR FRIENDS AWAY, 90 X 30 cm, Olio su cemento Courtesy of Simone Fugazzotto e Fondazione Maimeri
Simone Fugazzotto, NOTTURNO, 90 X 90 cm, Olio su cemento Courtesy of Simone Fugazzotto e Fondazione Maimeri

In principio era l’uomo. Anzi, per essere precisi, in principio era la scimmia, il primate da cui deriviamo. Con queste lapidarie parole si apre il testo critico di Luca Beatrice dedicato alla personale di Simone Fugazzotto in mostra al MAC di Milano fino al 25 marzo e dove assoluta protagonista è proprio la scimmia, marchio di fabbrica dell’artista.

Da anni infatti Fugazzotto pone sotto i riflettori il primate, decisione quanto mai provocatoria e controcorrente nella nostra epoca postmoderna, in cui predomina l’illusione di un’umanità a immagine e somiglianza di una macchina perfetta e all’avanguardia, piuttosto che parente del regno animale.

Fugazzotto ci ricorda da dove veniamo, ci mostra con l’irriverenza pop, che da sempre lo contraddistingue, come i suoi soggetti scimmieschi calzino benissimo i nostri vestiti e la nostra cultura. Li veste da colletti bianchi o li mostra nella loro nudità; mette loro in mano uno smartphone, un fucile, un hamburger; li lascia soli dentro gabbie di filo spinato; li fa volare con fake ballons che altro non sono che emoj di derisione; li ricrea con svariate tecniche artistiche e con diversi materiali (muri, tele, plexiglass, sculture, video e ready-made) trasformandoli in una trasposizione degli uomini contemporanei. L’operazione artistica di Fugazzotto è un avvertimento e un invito a riflettere su cosa significhi essere uomini, sui privilegi, i valori, le responsabilità e le conseguenze che questo comporta.

Simone Fugazzotto, A SELFIE A DAY, KEEPS YOUR FRIENDS AWAY, 90 X 30 cm, Olio su cemento Courtesy of Simone Fugazzotto e Fondazione Maimeri

Altra peculiarità dell’artista è la capacità di muoversi liberamente nella storia dell’arte, intrecciando il passato e il presente nella figura iconica della scimmia: ci sono la pittura cinquecentesca (Curiosity is my only Vanity) e Van Gogh (The Fake Starry Night), la Pop Art di Roy Lichtenstein (Pop-Up!) e la critica di Nam June Paik ai mezzi di comunicazione (Mechanical Lubbaby, Notturno) e ancora, Bjork e l’arte dei videoclip, con la citazione allo splendido esperimento di due androidi innamorati sostituiti da Fugazzotto con uno scimpanzé e un robot in procinto di baciarsi (The Now is the Eternal Space Between Their Lips).

Simone Fugazzotto, CURIOSITY IS MY ONLY VANITY, 100 x 150 cm, Olio su tela Courtesy of Simone Fugazzotto e Fondazione Maimeri

Grazie alla riproduzione del primate, l’essere vivente più simile all’uomo, Fugazzotto fa riflettere lo spettatore e attraverso l’ironia graffiante che gli deriva dell’esperienza della Street Art, gioca sui non-sense per sferrare critiche alla cultura distopica Sci-Fi che profetizza un futuro drammatico e feroce del genere umano, inebetito e passivo su scala globale.

Nella personale allestita in questi giorni al MAC ciò è accentuato dall’allestimento di grande impatto visivo poiché quasi tutte le opere sono disposte su un’unica parete, a mo di quadreria modernista, incombendo così sul pubblico, sovrastandolo e trasmettendogli la strana sensazione di trovarsi rinchiuso dentro la gabbia di uno zoo, al posto delle scimmie. Impossibile non farsi qualche domanda.