

Ammirando le opere di Adele Ceraudo, agli occhi di chiunque emerge un dato di fatto: i suoi soggetti hanno a che fare con la donna e la femminilità, Adele Ceraudo ci parla con la stessa intensità attraverso il disegno, il dipinto, la fotografia, dove ella stessa si presta a figurare come protagonista. Le donne della Ceraudo sono estremamente sensuali, esprimendo una stupefacente carica erotica, rafforzata in particolar modo dalle gestualità del corpo, delle volte portate all’estremo, in cui emergono con precisione tutte le caratteristiche anatomiche. Ella tratta tematiche contemporanee, ma lo fa volgendo lo sguardo verso il passato.

Prendiamo per esempio il Ratto di Proserpina, dove il soggetto è trasformato in una donna che potrebbe far parte dei nostri giorni, con tanto di tatuaggio sulla spalla. È una creatura femminile afrodisiaca, seduta sulle gambe di un uomo che la tiene tra le braccia, mentre un elegante drappo porpora si staglia sullo sfondo. L’artista si dimostra abile nel dipinto come del resto nel disegno, dove anche in questo caso la figura femminile non ha paura di mostrare le sue perfette nudità. In un’epoca in cui l’emancipazione femminile viene vista come una ricerca d’imitazione del maschio a tutti i costi, la Ceraudo sembra dirci: “Fermiamoci un attimo, la donna è donna e non deve perdere la propria bellezza e la propria femminilità, perché facendolo perderebbe la sua stessa essenza”. Anche nella fotografia pare che l’artista voglia in qualche modo ribadire gli stessi concetti, con donne riprese nella piena nudità, delle volte sfumate, altre nella piena limpidezza dell’immagine. Per questo genere l’artista fa uso di norma del bianco e nero. La bicromia appare anche nei dipinti e nei disegni, dove il terzo colore sorge per esprimere un concetto particolare o più semplicemente un tratto distintivo dell’opera a livello stilistico.


Sono cinquanta le opere in mostra dell’artista al PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, per una mostra che terminerà il 19 marzo – quando, in occasione della chiusura, avverrà in serata una particolare performance che prevede la partecipazione del poeta e scrittore Aurelio Picca, dove si assisterà a un’azione scenica molto forte.
La mostra, curata da Daniela Wollmann, ha titolo Nel nome della madre, in cui le variegate sfaccettature del mondo femminile sono trattate attraverso lo stile poliedrico di Adele Ceraudo, capace di passare dal dipinto al disegno, alla fotografia, alla performance, all’installazione. La parola chiave è “donna” e di certo grazie a lei ne potrete scoprire molteplici lati.