Il meraviglioso Castello di Caccamo fra storia e leggenda

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Il castello di CaccamoIl castello, nella cultura di un territorio, è senza dubbio l’archetipo identitario che lo lega indissolubilmente alla sua gente; considerato al tempo stesso fortezza e rifugio, evoca nell’immaginario collettivo un universo fantastico di dame e cavalieri, guerre e congiure, amori e tradimenti. Nelle pietre dei castelli sono incisi secoli di storia.

La Sicilia è, come si può ben immaginare per le numerose dominazioni succedutesi, terra di castelli: sono oltre duecento le fortezze presenti nell’isola, dalle torri del periodo normanno al periodo svevo di Federico II, fino al medioevo con le potentissime famiglie dei Ventimiglia, Chiaromonte e così via.

Sulla strada che da Palermo porta a Messina, alle falde del monte San Calogero, sorge il borgo medievale di Caccamo: posizionato sulla cima di un colle, è un dedalo di vicoli, case e chiese barocche, su cui incombe l’imponente castello, uno dei più grandi in Italia, che domina la splendida vallata formata dal fiume San Leonardo.

Tra gli olivi selvatici e i mandorli già in fiore, il giallo delle ginestre e i cardi spinosi si presenta ai nostri occhi uno spettacolo di rara bellezza, con una distesa d’acqua verde smeraldo che s’insinua tra i monti: il lago Rosamarina, che nei suoi fondali conserva un altro tesoro, il Ponte Chiaramontano, che una lapide informava essere stato costruito nel 1307 grazie a Manfredi I Chiaramonte, regnante Federico III con dedica alla Beata Vergine.

Il castello di Caccamo

Mentre l’auto prosegue la sua salita attraverso i tornanti, il verde vellutato dei lecci e degli ulivi, reso più tenue dalla luce riflessa dalle nuvole sparse, incanta la vista: finalmente il castello compare in tutta la sua maestosità, il paesaggio tutto emana un’atmosfera unica, una volontà di pace, un’intimo riconciliarsi con la storia e le proprie tradizioni.

Pietro, una delle guide, ci attende dinanzi al pesante cancello e con grande solerzia e dovizia di particolari comincia a narrarci storie e leggende di questo posto fantastico:

Il castello nasce inizialmente come semplice fortezza intorno al 480 a.C. e nel corso del tempo fu trasformato anche in una ricca dimora per le diverse famiglie nobili siciliane che la abitarono.

Le prime notizie storiche risalgono al 1160, ma la storia si intreccia con la leggenda: Matteo Bonello, uno dei primi proprietari del castello, era un acerrimo nemico del re Guglielmo I detto il Malo. Dopo avere assassinato il consigliere del re, Bonello si rifugiò nella sua tenuta fino a quando, ingannato dallo stesso re, fu catturato e torturato, gli furono cavati gli occhi e recisi i tendini dei talloni e lasciato morire in una delle torri.

Da allora il fantasma di Matteo Bonello si aggira inquieto per il castello in cerca di pace eterna! Chi ha avuto la sfortuna di vedere la sua apparizione descrive un essere vestito con abiti d’epoca, pantaloni e giacca di cuoio, che si muove trascinandosi lentamente col volto sfigurato. Proprio dal portale del cortile si giunge nel salone “della congiura”: fu proprio qui che nel 1160 si riunirono i baroni del reame di Sicilia che si erano ribellati a re Guglielmo I, capitanati dal Bonello.

Tra stanze medievali e arredi settecenteschi storie e delitti si erano avvicendati. In una stanza riservata agli ospiti meno “graditi” vi è ancora una piccola cappella: davanti al piccolo altare è visibile una botola che, all’occorrenza, veniva aperta per eliminare i personaggi più scomodi, che precipitavano in una sorta di pozzo profondo alle cui pareti e al fondo erano infisse delle lame. Si  può ben immaginare a quale fine tremenda fosse destinato il malcapitato!

Ma i cattivi pensieri vengono subito spazzati via dal panorama mozzafiato che si gode dalle terrazze del castello: lo sguardo si perde tra le verdissime colline dell’entroterra siculo e l’azzurro cangiante del mare di Cefalù.

In seguito il castello divenne proprietà della nobile famiglia palermitana dei Chiaramonte, che lo ampliarono e fortificarono tanto che, dal 1302 al 1392, riuscì a resistere agli attacchi degli Aragonesi. Altri lavori di rafforzamento vennero eseguiti da Giacomo De Prades, che fece costruire alcune torri, le scuderie, un salone per le udienze ed un grande salone per le armi. Il ‘400 è il periodo di maggiore splendore della città: Giovanni Alfonso Henriquez, viceré di Sicilia consegnò a Caccamo lo stemma che si vuole un tempo ebbe Cartagine (una testa di cavallo), con aggiunte le tre gambe di Sicilia, il triscele! Dopo il periodo di massimo splendore inizia una lunga e lenta decadenza, prima con la famiglia Amato e poi con i De Spuches che tentarono di restaurare il castello, deturpando alcune aree, mentre molti dei preziosi arredi furono portati via. Il terremoto del 1923 infine provocò una serie di crolli che interessarono diverse aree.

Arriviamo all’ingresso delle prigioni: i tetti bassi e le pareti umide e annerite danno l’idea del posto terribile che fu; immagino i detenuti distesi sui loro giacigli in pietra mentre aspettano la morte certa, disegnando o scrivendo sui muri terribili frasi, come si può vedere ancora oggi. Un’atmosfera inquietante sembrava ancora aleggiare in quei luoghi come ci conferma Pietro subito dopo:

Il castello di CaccamoOltre al fantasma del Bonello si aggira il fantasma di una giovane monaca: era la figlia di uno dei tanti signori del castello, non si sa molto, ma la leggenda racconta che la fanciulla si era innamorata di un soldato. Purtroppo il padre della ragazza impedì ai due di coronare il loro sogno d’amore uccidendo il giovane e rinchiudendo la figlia in un convento, dove la ragazza per il dolore morì subito dopo. Nelle notti di luna piena, ancora oggi, allo scoccare della mezzanotte, è possibile vedere una bellissima suora, vestita di bianco, che regge in mano un melograno che, come vuole la leggenda, invita a mangiare senza farne cadere nemmeno un chicco. Se così avviene, la persona che lo mangia troverà un tesoro, altrimenti sarà condannata a vagare con la suora per l’eternità!