Nascosto dietro toni leggeri si annida un testo importante, inizialmente surreale, che ad un tratto volge e si fa serio. Una “commedia” sull’apparenza e sull’ambiguità dei ruoli.
Arrivismo, amori strumentalizzati e rapporti virtuali sono i gustosi ingredienti di una pièce che sorprende, offrendo numerosi e interessanti spunti di riflessione.
Il messaggio fondamentale dell’opera è infatti il voler evidenziare come dietro l’apparenza si nasconda una sostanza spesso diversa, raccontata attraverso amori virtuali, che spesso sono destinati a drammatici epiloghi per l’assenza di un contatto diretto.
Per soli quattro giorni, dal 7 al 10 dicembre arriva in scena al Teatro Cyrano di Roma, per la regia di Giancarlo Fares, il testo di Patrizio Pacioni e Salvatore Buccafusca, Sua Eccellenza è servita.
All’interno di un ristorante chiuso per lavori di ristrutturazione, un attore fallito organizza una cena per pochi intimi per festeggiare il compleanno di un vecchio amico divenuto Vescovo. Dietro alla scusa della festa, l’idea è quella di sfruttare l’occasione per chiedere a sua Eccellenza un “interessamento”.
In una allucinata atmosfera da “ultima cena”, si raccolgono lo stralunato oste e altri commensali, tutti esseri strani, ammantati della più piatta normalità ma, al tempo stesso, figurine da collezione degne di una “galleria dei nuovi mostri”; grotteschi bipedi mutanti che dimostrano uno spirito di adattamento paragonabile a quello di animali e piante costrette a sopravvivere nelle più estreme condizioni ambientali.
Attraverso un intrigante gioco teatrale, la situazione viene spinta ai limiti del surreale per trovare poi compimento in un epilogo terribilmente attuale.
«”Sappiamo quello che siamo ma non sappiamo quello che potremmo essere”. Amleto, Atto IV, scena III. Di queste parole è ricamata la veste che Sua Eccellenza è servita indossa davanti al pubblico», ha dichiarato il regista.
Un lavoro intrigante che vira dal divertente al drammatico anche grazie ad un cast di attori di prim’ordine: Antonio Conte, Guenda Goria, Salvatore Buccafusca, Francesco Sala, Mimmo Lovoi e Marco Bianchi.