Santo Ficara fa parte di quella ormai risicatissima schiera di galleristi che “producono”, appoggiano e promuovono l’arte. E’ con questo spirito da mecenate e sperimentatore che, grazie a lui, nasce la collezione di sipari realizzati da grandi artisti italiani per il Teatro Obihall di Firenze. Fu una di quelle conversazioni fortuite (e fortunate) tra i proprietari del teatro e il gallerista fiorentino, appena dopo l’inaugurazione di quello nuovo nato dalla ceneri del Teatro Tenda, sulla sponda destra dell’Arno.
Da quel momento, da quella conversazione, succedono due cose: si recupera una delle più belle tradizioni dei teatri all’italiana (ma in un contesto letto dall’arte contemporanea e dai suoi maggiori esponenti italiani) e si dà vita a nuove sperimentazioni artistiche che vedono come prima collaborazione nel 2005 l’artista Aldo Mondino, che realizza il sipario Applausi.
Due anni dopo la siciliana Carla Accardi, tra gli artisti più interessanti del Dopoguerra, realizza il secondo sipario dall’evocativo nome Rossooro, uno spettacolare trionfo di velluto rosso con spicchi oro, con un effetto straordinario che sposta l’orizzonte di un ipotetico sole che si specchia sull’acqua, in verticale, una luce, un grande fuoco che si allarga per tutto il palcoscenico.
Seguono in successione il cinetico Getulio Alviani nel 2010, Mimmo Paladino (2012), Nicola de Maria due anni fa e l’anno scorso Pino Pinelli.
Mentre i sipari si moltiplicano a Firenze, a partire da questa stagione saranno usati a rotazione, di anno in anno, dal Teatro Duse di Bologna. Teatro chiama teatro, artista chiama artista, una doppia collaborazione per il rinnovo di un oggetto così importante, perché come avrebbe ricordato Totò “il sipario separa”; è la soglia, il limite, il confine misterioso e impenetrabile, è lo spettacolo prima dello spettacolo, assiste muto a quel meraviglioso momento di noi tutti che parliamo, ci guardiamo intorno, aspettiamo, seduti in platea avvolti dai velluti delle poltrone in attesa della campanella.
I sipari del Teatro Obihall, già Tenda, hanno dato vita (di nuovo) ad una tradizione antica e suggestiva, questa soglia verticale è un oggetto con una forte caratterizzazione, e le limitazioni oggettive, formali che possiede lo portano ad essere studiato dagli artisti che provano ad aggirarlo o a violarne le caratteristiche: Mimmo Paladino ci scrive sopra storie, Aldo Mondino ne supera le caratteristiche mentre l’Accardi e Alviani lo usano per i propri scopi nel segno della continuità con il loro linguaggio, come una tela senza discuterci, per ora se siete a Bologna non vi resta che godervi il primo della serie che ci regala lo spettacolo nello spettacolo.