Il pittore di Bowie e Connery, “rinato” in Toscana

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john-bellany-david-bowieSabato scorso era una di quelle giornate in cui l’aria brilla e gli aromi dell’autunno si fanno forti, in Valle del Serchio. In un giorno come questo, nel 1895, era giunto, in carrozza da Lucca, Giovanni Pascoli che, assieme alla sorella Maria, aveva deciso di venire ad abitare qui, perché vi aveva trovato “il bello e il buono”.

Negli anni Venti Carlo Carrà, in piena crisi artistica, si recò nel borgo di Coreglia Antelminelli per il periodo estivo. Ne trasse un grande giovamento che numerosi studiosi notarono: dopo il periodo di villeggiatura, durante il quale lo raggiunse l’amico Giuseppe Ungaretti, i suoi quadri erano ricchi di di vita. Una rinascita, sorprendente e inattesa.

La stessa cosa è successa, molti anni dopo, al pittore scozzese John Bellany. Nato nel 1942, si definiva “marinaio dell’anima”. Amico di David Bowie e di Sean Connery (a cui ha dedicato intensi e personalissimi ritratti), le sue opere si trovano, tra l’altro, al Metropolitan Museum di New York e alla Royal Academy di Londra. Nel 2013 il “marinaio” è salpato via, verso un mare a noi ignoto.

Quando giunse in Valle del Serchio, Bellany veniva da un brutto periodo. Era reduce da un trapianto di fegato. L’alcol lo stava divorando. In preda a “un’ansia di vita”, cercava un posto dove vivere e lavorare in armonia. Venne consigliato da alcuni amici italo-scozzesi: vai a Barga, nel nord della Toscana. E lui seguì il consiglio. Raccontò, in seguito, che, appena arrivato, sentì una vibrazione, un fremito.

«Cercavo la vita e l’ho trovata», dirà. In effetti, da quando viveva in Valle, la sua pittura era rinata: un’esplosione di colori che tutti i più grandi studiosi e critici della sua opera hanno evidenziato come una svolta, fondamentale.

Umberto Sereni, all’epoca sindaco di Barga, professore di Storia contemporanea all’Università di Udine, strinse un’intensa amicizia col pittore. Sabato è toccato a lui ricordarlo durante l’inaugurazione di una targa per Bellany, proprio nel palazzo in cui tenne la sua prima mostra nell’amata Barga.

«Quando incontrai Bellany– ci ha raccontato- notai una grande felicità che traspariva per la sua venuta. C’erano ragioni forti e motivazioni profonde che lo muovevano. Gli artisti sentono queste esigenze dell’anima. Fu un incontro benefico e salutare, dovuto a un bisogno di radici, di ancoraggio, come quello che aveva avuto, un secolo prima, Giovanni Pascoli. L’affinità di questi due artisti sono straordinarie: due grandi alla ricerca di un luogo di pace dove ritrovare il senso della vita. Fu così per Pascoli alla fine dell’Ottocento. Fu così per Bellany alla fine del Novecento. Entrambi trovarono in Valle un collegamento con la terra forte e intenso, vero. Coglievano dal sole, dall’aria, dalle gente un giovamento fisico e spirituale. Una cambiamento profondo, intimo, salvifico».