
Jet Red è un artista a tutto tondo, che trasferisce il proprio amore per la musica (e impegno: è anche musicista) in una serie di opere d’arte visiva nelle quali tutti noi ritroviamo un “pezzo” -e che pezzo- degli archetipi culturali che ci hanno accompagnato dalla seconda metà del secolo scorso a oggi: l’hard rock e le sue “asce” da guerra musicale, le sei corde e i loro “axemen”, Frank Zappa, The Who, gli Zeppelin, Gene Simmons dei Kiss e poi i concerti, le copertine dei dischi, le groupies e le rivoluzioni, sia in musica che nello stile, lo stile di un’epoca che si riverbera ancor oggi.
Se poi fra i succitati osservatori ci sono anche quelli come me, cresciuti a pane e musica, allora abbiamo messo tutti e due piedi nell’universo creativo di Jet Red.
Andy Warhol ce l’insegna: magnificare, “monumentalizzare” creativamente oggetti e riferimenti della nostra cultura quotidiana è il miglior tributo allo stile di un’epoca, la nostra (oltre a “Imagine” dei Beatles, la NASA avrebbe dovuto “lanciare” nello spazio una serigrafia di Warhol per presentare la nostra carta d’identità culturale terrestre a un’eventuale civiltà aliena).
Nel lavoro di Jet Red nulla è consegnato al caso e tutto è legato da un fil rouge: non solo esso manifestazione del proprio mondo creativo, ma anche trasmissione di un universo di discorso in cui noi-che-guardiamo- ritroviamo noi stessi.
E’ pop bellezza e tu non puoi farci niente.
Ecco allora che l’impianto creativo di Jet Red è di tipo olistico: il tutto è più della somma delle parti e quindi nella sua produzione d’arte D.O.C. troviamo serie come “Artwork light” in cui riferimenti iconografici di un mondo culturale familiare e condiviso storicamente, quello della musica, sono (anche) una parte di noi, perché chiunque di noi, vedendoli, riconosce se stesso, la sua vita e le sua emozioni, con una forte “spinta”a possederli per re-impossessarsi di sé.