Di ragazzi che arrivano al successo con poca fatica e con ancor meno meriti ne abbiamo visti tanti in questi ultimi anni. Forse talmente tanti che ci appare anacronistica la storia di Claudia Megrè, donna tenace e cantautrice grintosa. Chitarrista, autrice, compositrice e cantante, Claudia ha sempre lottato per raggiungere i suoi traguardi professionali.
Di bocconi amari ne ha ingoiati, ma ha saputo digerirli. «Ogni giorno penso di mollare tutto; poi, quando salgo sul palco, quando suono, quando leggo che c’è chi usa le mie canzoni come colonna sonora della propria vita, trovo la forza per andare avanti. Del resto l’alternarsi del dolce e dell’amaro è un po’ la filosofia della mia Napoli, la mia terra, del teatro di De Filippo. Anch’io credo che “adda passà ‘a nuttata”, nel senso che anche dopo la notte più cupa o dopo la tempesta più forte ci sarà un nuovo sole. L’idea che il bicchiere sia sempre mezzo pieno è alla base della mia determinazione».
E lei di determinazione messa al servizio della musica ne ha da vendere. «Avevo cinque anni e nel condominio dove vivevo all’epoca c’era una maestra di pianoforte. Un po’ per gioco, un po’ perché ero molto vivace, i miei mi fecero prendere delle lezioni», racconta a proposito dei suoi inizi.
«Ho continuato a studiare il piano per un paio d’anni, poi ho conosciuto la chitarra. E’ stato amore forte, non me ne sono mai più separata, per me è una sorta di copertina di Linus. A dieci anni ho cominciato a scrivere canzoni, subito dopo a esibirmi alle feste, nei pub, nei garage, a scuola».
Diversi i suoi riferimenti: «Ho ascoltato tanta musica d’autore italiana, a casa si sentiva Battisti, Bennato, Concato, Dalla, De Gregori, De Andrè. Crescendo, nella fase adolescenziale, ho conosciuto i Beatles, i Pink Floyd, Cindy Lauper, Bob Dylan. Pian piano ho cercato la mia identità, scrivendo prima in inglese e poi in italiano».
Queste canzoni le propone presto in festival e rassegne, conquistando una serie di premi. Nel 2005 arriva seconda al Festival di Castrocaro, ma i più si ricordano di lei per la partecipazione alla seconda edizione di The Voice. Claudia si presenta alle Blind Audition cantando i Pink Floyd e viene presa nel team Pelù. «Ricordo che le gambe mi tremavano. E’ stata una tappa formativa, che ha segnato la mia crescita, perché mettersi in gioco e confrontarsi è sempre un banco di prova».
Nell’anno in cui trionfa Suor Cristina, il talento della cantante napoletana rischia di passare in secondo piano. Fortunatamente lo nota Nicolò Fragile, che produce il suo album “Gioco ad estrazione“.
Claudia tenta la carta sanremese, ma anche stavolta la sua avventura non arriva alla fine. Sembra l’ennesima caduta, però ecco ancora la risalita: un noto brand di moda si innamora della canzone “Tatuami” e decide di affidarle il ruolo di testimonial.
Con all’attivo collaborazioni con Guè Pequeno e Clementino, la cantautrice dalla voce roca dice di aver realizzato il suo sogno duettando con Bennato sulle note di “Le ragazze fanno grandi sogni”. «Sbirciavo le sue prove con la band. Qualche anno fa, in studio di registrazione, gli si ruppe la corda della chitarra. Mi dissi: “Claudia, cogli l’attimo”, facendomi avanti con la proposta di prestargli la mia chitarra. Ho avuto il piacere e l’onore di stringergli la mano, di fargli ascoltare la mia musica, fino a cantare con lui. E’ stato un momento importantissimo della mia vita, uno stimolo per continuare a fare del mio meglio».
Il suo percorso di crescita artistica l’ha portato avanti anche con gli studi: «Mi mancavano pochi esami per finire il ciclo di studi di Giurisprudenza, quando decisi di iscrivermi al Conservatorio. E’ stata un’emozione fortissima scegliere la musica, volevo saperne il più possibile».
Reduce da un lungo tour estivo, confida che in questo periodo stanno nascendo molti testi nuovi. «Non escludo di affidare qualche brano ad alcune delle meravigliose voci del nostro panorama musicale» rivela. Nel cassetto c’è anche un brano inedito per Sanremo: «E’ un grande palco, che ti permette di arrivare a tutto il Paese. Vorrei riprovarci, spero di poter vivere anche questa emozione».