Tra la polvere di una cantina, nel 2011, sono inaspettatamente venuti alla luce film, fotografie, diapositive, lettere e documenti di Gianfranco Brebbia (Varese 1923-1974), filmaker di cinema sperimentale degli anni Sessanta – Settanta.
Gianfranco Brebbia fece parte della Cooperativa di Cinema Indipendente di Roma e documentò con uno stile molto originale, eventi culturali dell’epoca. Ne è un esempio l’happening UFO, oggetti volanti, del 1968, organizzato a Monte Olimpino da Bruno Munari e Daniela Palazzoli, ripreso dal filmaker varesino nel film UFO.
Inoltre, nell’Archivio  si trovano immagini di personaggi di rilievo come Fernanda Pivano, ospite a Varese nel 1970 e ancora, immagini di Paolo Scheggi, Pier Paolo Calzolari, Franco Vaccari, Dario Fo e Franca Rame, Hidetoshi Nagasawa, presenti in manifestazioni culturali realizzate a Varese nella seconda metà degli anni Sessanta.
Il ritorno alla luce dei film e del materiale fotografico e cartaceo di Brebbia, ha dato l’opportunità di valorizzare nuovamente le sue opere e coglierne la straordinaria attualità .
La ricerca su questo Autore, promossa dalla scrivente in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria, ha dato esito, nel 2015, alla pubblicazione del volume Idea assurda per un filmaker [1], un testo dedicato alla figura di Brebbia, offrendo  al lettore l’immagine di un artista indipendente, sperimentatore di tecniche cinematografiche sempre nuove.
Dai testi scritti da Gianfranco Brebbia emerge il suo desiderio di esplorare e sperimentare.
Infatti nel 1970, scrive a commento del suo film sperimentale HKK2 (film non ritrovato in Archivio):
«[…] ho girato qualcosa di speciale ed ho già visto i risultati – fantastici. Ho preso una candela, sai di quelle multicolori le quali servono ad abbellire bottiglie; sgocciolando la cera provoca composizioni eterogenee. Dunque. Niente sgocciolii e vari. Mi sono munito di un cristallo da mm. 7. Ho montato sulla camera un superteleobbiettivo per macrocinematografia ed una serie di prolunghe, al punto da esser costretto (io) ad appoggiare, quasi, l’ottica a contatto del soggetto. Mi son trovato immerso nell’infinito astrale. Una creazione di mondi nuovi mai invasi da chicchessia»[2].
La sperimentazione cinematografica di Brebbia può essere definita una sorta di alchimia, per l’uso,  in alcuni suoi film, di cristalli colorati come filtri, inchiostro di china per colorare la pellicola dopo averla incisa e graffiata con una fresa da dentista.
Con questa tecnica nascono i film Bet e Bazar del 1973.
Brebbia ha realizzato oltre cento film sperimentali 8 e super 8, ritrovati solo quarantacinque.
Scomparve improvvisamente a Varese, il 7 gennaio 1974, all’età di cinquant’anni. Il suo Archivio cinematografico è custodito dal dicembre 2015 a Milano presso l’Archivio Storico del Film della Fondazione Cineteca Italiana. L’Archivio cartaceo e fotografico è depositato a Varese, all’Università degli Studi dell’Insubria.
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Giovanna Brebbia (Varese 1951), si è laureata nel 1977 in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano. Ha conseguito la Specializzazione in Chirurgia Generale all’Università degli Studi di Pavia. Ha lavorato come dirigente medico chirurgo, specialista in Chirurgia Generale all’Ospedale di Circolo di Varese fino al 2011. È autrice di numerose pubblicazioni in ambito scientifico soprattutto chirurgico. Ha organizzato, in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria, quattro convegni a Varese dedicati alla Sindrome di Down dal 2009 al 2016, con pubblicazione degli Atti dei convegni.
Si è poi laureata, nel 2014, all’Università degli Studi dell’Insubria in Scienze della Comunicazione, con la tesi «Un’idea assurda per un filmaker». Gianfranco Brebbia e il cinema sperimentale degli anni Sessanta-Settanta. Analisi dei suoi film alla luce del suo archivio personale.
Ha organizzato dal 2015 al 2017, in collaborazione con l’Università degli studi dell’Insubri, tre convegni dedicati al cinema sperimentale e a Gianfranco Brebbia. Ha scritto il volume Idea assurda per un filmaker, pubblicazione della sua tesi in Scienze della comunicazione nel 2015 e ha curato con Fabio Minazzi, professore ordinario di filosofia della Scienza, il volume Filmavo da indipendente solo e contro tutti del 2016, Atti del Convegno Idea assurda per un filmaker del 2015. È curatrice dell’Archivio del padre, Gianfranco Brebbia.
Dal 2015 è Direttore Scientifico del Centro Internazionale Gianfranco Brebbia, per la ricerca e lo studio del Cinema Sperimentale.
Vive a Varese con la famiglia. Ha tre figlie.
Per approfondimenti: [email protected] – www.gianfrancobrebbia.it
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[1] Giovanna Brebbia, «Idea assurda per un filmaker». Gianfranco Brebbia e il cinema sperimentale degli anni Sessanta-Settanta. Analisi dei suoi film alla luce del suo archivio personale. Prefazioni di Fabio Minazzi e Mauro Gervasini. Mimesis Edizioni, Milano 2015.
[2]Â Testo scritto da Gianfranco Brebbia estrapolato dal volume di Massimo Bacigalupo, Studi monografici della Rivista Bianco e nero, Il film sperimentale, fascicolo 5/8- Roma 1974, p. 61.
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