Sesso, soldi e potere. Roma nel “Mondo di mezzo”

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Non più capitale ma “mondo di mezzo”, dove tutto si rimescola: affari, criminalità e politica. Il regista Massimo Scaglione, partendo dagli anni Settanta, rievoca così nel suo ultimo film l’epoca d’oro dei palazzinari a Roma, e, attraverso una trama complessa, arriva a trattare persino l’influenza dello Ior negli affari capitolini. Quello che viene raccontato è un Campidoglio teatro di arresti di politici e imprenditori. Un sipario che si apre anche su Mafia Capitale, il caso di corruzione che ha coinvolto noti esponenti del potere romano, balzato agli onori della cronaca il 2 dicembre 2014, data dell’arresto, da parte dei Carabinieri del Ros, dell’ex Nar Massimo Carminati –dalla cui espressione intercettata è stato preso spunto per il titolo del film- e di altre trentasette persone.

L’immagine che emerge ne Il Mondo di Mezzo (nelle sale dal 4 maggio)è chiaramente quella di una città, di un Paese intero, corrotto, ladrone e disonesto, per cultura, per abitudine e per vocazione. Al centro della storia un intraprendente re del mattone, interpretato da Tony Sperandeo, che nutre il desiderio di accumulare ricchezza e portare suo figlio, Tommaso (Matteo Branciamore), sulle sue stesse orme. Sarà poi la sua prematura scomparsa a realizzare questo progetto e catapultare il ragazzo, inizialmente onesto e di sani principi, alla guida dell’impero del cemento. Nel giro di poco tempo, il giovane, verrà così travolto in un vortice senza ritorno, fatto di corrotti e corruttori.

Soldi, sesso, potere sono nutrimento giornaliero dei protagonisti e strumento di prevaricazione e ricatto; una gabbia di leoni nella quale la coscienza lascia repentinamente posto ad un’incalzante avidità. A fare da cornice una città bella, caotica, ma al tempo stesso decadente e svuotata da ogni valore che abbandona i suoi abitanti in un limbo di incertezza. Agli infiniti dialoghi dei protagonisti si alternano poi sia le immagini del set che quelle reali di repertorio, girate dallo stesso regista quando è stato consulente d’immagine per il Comune di Roma. Il film, riconosciuto di interesse culturale dal MiBACT, risulta senza dubbio un coraggioso tentativo di denuncia; tuttavia, non sono mancate le difficoltà, viste le indagini e il processo ancora in corso; la conclusione del film è infatti irrisolta, aperta a nuovi scenari.

E’ subito evidente, poi, come Scaglione si rifaccia a quel genere cinematografico di indignazione frequente negli anni 60’ e 70’. “Non credo più che i giornali o il cinema influenzino il pubblico nel momento in cui esce un articolo, un film o un libro, non facciamo più tendenza, ma possiamo farlo in futuro su una o più persone, quando si imbatteranno nella visione del film, come “Il Mondo di Mezzo”, che rappresenta uno spaccato squallido della nostra società, il cui eco è lontano e le opinioni sulla società sono più nitide” afferma il regista a OFF. Quella di Scaglione, è però già risultata per molti una realtà troppo fresca e scomoda -tanto da non trovare accoglienza benevola a Roma e far spostare le riprese a Cosenza- . Una realtà drammaticamente imbarazzante, cattiva. Uno specchio della nostra società. Quello sul quale ci rifiutiamo di guardarci.