“Ho avuto la possibilità di conoscere Vincenzo Muratore per più di 15 minuti e mi si e’ dischiuso un multiverso di immagini. Personalità poliedrica, insofferente a saperi settoriali, Vincenzo ha inscenato il suo personale dramma attraverso materiali eterogenei che hanno in comune la propria percezione della vita e la sua catarsi.” (Arrigo Musti )
Lanciare messaggi, scuotere, riscoprire un approccio più autentico nei confronti del mondo e di se stessi, sono le parole che mi colpiscono di Vincenzo Muratore, l’artista palermitano con una laurea specialistica in sviluppo locale, cooperazione e mercati internazionali alla facoltà di Economia dell’Università di Parma e due master nel settore della Europrogettazione e dell’Innovazione nelle piccole e medie imprese. Affamato di creazione vive l’Arte come bisogno fisico, il suo personale spazio in cui dare forma all’espressione. Avevo incontrato Vincenzo in occasione della sua suggestiva mostra Deus Absconditus nel 2012 : una mostra che toccava le nostre corde più profonde, dove la natura era l’elemento portante e parte di un’armonia cosmica onnipotente in cui le nudità dell’uomo sono protagoniste di paesaggi interiori che raccontano i meandri più profondi della psiche umana. Dopo anni riconosco una sua opera, qui, al Piano della Cattedrale di Palermo, si chiama Creazione e Vincenzo l’ha dedicata a suo padre. Ci incontriamo alla Galleria d’Arte Moderna a Palermo (GAM-ndr) insieme visitiamo la mostra di Steve McCurry. Penso che l’Arte ha milioni di espressioni ma uno ed uno soltanto l’imperativo che Essa persegue : la ricerca della Bellezza dentro e fuori di noi.
“L’opera d’arte come dice il termine stesso è un’opera, un lavoro ed il lavoro a sua volta presuppone del tempo da impiegare” – Vincenzo è un fiume di parole ed emozioni– “il concetto di tempo è strettamente collegato con il lavoro che determina la creazione artistica, come afferma Sant’Agostino il tempo è l’estensione dell’anima, ne consegue che l’arte è intrinsecamente espressione dell’anima di chi la crea. Penso che l’Arte sia frutto di un percorso interiore di rinascita continua. Un artista che fa l’economista: “È difficile, nella mia professione di economista sono abituato ad avere chiari gli obiettivi, i risultati attesi e le metodologie più efficaci ma nell’arte questo è impossibile. Forse, come direbbe Neruda, il percorso artistico può solo aiutarti a dire alla fine della vita un mesto confesso che ho vissuto! Questa è la cosa più bella che in fondo mi auguro”.
Tu sei artista autodidatta ma quanto è importante lo studio e la tecnica?
“La tecnica è fondamentale. Più volte ho pensato di iscrivermi all’accademia, ma il tempo, e forse la volontà, sono mancati. Ho studiato però, e tanto. Ritengo fondamentale conoscere pienamente la tecnica, per capire fino a che limite posso spingermi. Posso flettere un legno fino a quando esso non si rompe, fino al punto massimo di rottura. Così capire fino a dove posso spingermi con una determinata tecnica rispetto a un’altra, comprendere come la materia reagisce ad uno stimolo, o come un colore si fonde con un altro sono elementi indispensabili per l’espressione artistica. Si può deformare la Bellezza solo quando la si conosce fino in fondo e ritengo che essa sia senza fine”-..
Nelle sue opere la materia ha un’energia potente e nascosta allo stesso tempo, un’ energia che prende forma attraverso le sue mani: “Ho imparato a percepire la forza della vita che si imprime sulle opere suggerendone la forma, il colore, il movimento. Ciò accade soltanto quando si è liberi, perfettamente in contatto con se stessi. Quando la propria ombra interiore combacia con la propria stessa forma” mi lascia per una volta senza parole, nel silenzio della GAM le nostre anime hanno trovato un linguaggio altro, fatto di materia, luci, colori e ombre.
Da anni Vincenzo vive con la famiglia nella Comunità Trinità della Pace (Contessa Entellina, in provincia di Palermo-ndr) una piccola realtà di vita condivisa che ha nella cultura, nella fede e nell’accoglienza i suoi cardini, gli domando come questo ha influito nella sua vita artistica: “Ho capito che da soli non si può far nulla, solo grazie all’aiuto di tutti i membri della comunità ho potuto anche solo immaginare certe follie…. Di condivisione sono impregnate le opere realizzate nella comunità. Tutta la mia visione architettonica è impregnata di una ricerca armonica del movimento, dalla naturale evoluzione delle forme di un albero o di un ruscello, alla terra appena arata”- il suo concetto di condivisione e semplicità sembra quasi irreale e anacronistico in un’epoca in cui tutti noi siamo avviluppati dalla smania di essere-“l’Eremo Blu della Pace è forse il luogo a cui sono più affezionato, era un vecchio rudere abbandonato. Giorno dopo giorno è divenuto un luogo magico, una sorta di monastero contemporaneo in cui ritrovare se stessi in maniera creativa. Insieme abbiamo costruito una Biblioteca che è stata dedicata a Girolamo Savonarola, da qui si domina la Rocca di Entella, il castello di Calamauro e la natura intatta delle riserve naturali! Vivere in comunità è in generale un’esperienza che ti cambia la visione sul mondo. Ci si rende conto che tutto va condiviso, anche la propria vita”-.
Il suo legame col divino è predominante, come egli stesso afferma citandomi una poesia di Rainer Maria Rilke –“il mio Dio è Buio, è come un tessuto di mille radici… che si rigenera ed opera solo se gli permettiamo di farlo. Non un Dio onnipotente ma fragile, dipendente dall’Uomo. Un Dio che si genera e che crea solo attraverso la nostra vita, energia che si dilata. Io dico spesso che Dio è come un Fiume: fluisce, scorre libero da una sorgente profonda. Ogni religione è come un bicchiere che raccoglie l’acqua e la fa bere a chi ha sete. Il dramma è quando iniziamo a credere che Dio sia il Bicchiere, cioè la ritualità, il dogmatismo e non la fonte, il fiume. È così che nascono le divisioni, le guerre religiose. Se iniziassimo a credere che ognuno usa il proprio bicchiere ma che esso è solo la fonte per raggiungere Dio, nel rispetto vicendevole, potremmo vivere in Pace anche la diversità. Io sono cattolico: quel rito , quella fede è il bicchiere che ho scelto per raggiungere Dio”-. Vincenzo Muratore ha all’attivo un’intensa vita artistica: nell’ottobre 2016 partecipa alla Biennale internazionale di Arte sacra delle Religioni dell’Umanità BIAS ; Deus Absconditus è la sua personale del 2012 nella meravigliosa sede del Loggiato San Bartolomeo a Palermo . Nel 2011 Geografie dello Spirito, mostra personale a Cinisi, a Sambuca di Sicilia Voli del Mistero nel 2010. Eppure nonostante la sua intensa attività la critica snobba Vincenzo Muratore: “Prima ne soffrivo:l’opera per un artista è mettersi a nudo, col tempo ho capito che mi basta un solo sguardo commosso davanti una mia opera per andare avanti”.