Minuto. Gentile, direi. Premuroso e garbato. Affettuoso, magari. Lo sguardo penetrante, nascosto dietro l’angolo della timidezza, e una personalità travolgente, ma modestamente contenuta in uno piccolo, controllato ed elegante scrigno, che ne lascia intuire i guizzi tempestosi dell’Arte e le calme contemplazioni del Divino.
Per raccontare Paolo Cozzolino, ci vogliono i suoi colori e l’oro delle sue icone. Non conosce l’aggressività, il “ritrattista ufficiale” dell’Eroe nazionale Arbëreshe Giorgio Kastriota Skanderbeg, l’Atleta di Dio, come lo chiamò Papa Callisto III.
Lo dipinge a cavallo, vittorioso sui turchi ottomani; oppure in primissimo piano, con un’affettuosa confidenza, quasi familiare. Sempre – e comunque – realizzandolo con le sfumature più morbide dei colori del cielo e della terra. Una sorta di impasto di umano e divino, di cui il sangue è linfa di vita eterna, più che di mera esistenza terrena. Nonostante la chiamata, la missione, fossero intrise di lotta sine piëtate e coraggio sovrumano. E questo, il Maestro Cozzolino lo sente in sé e lo rimanda a chi, fortunato, ne ammira i capolavori. “Il mio vuole essere un omaggio al valoroso eroe nazionale, che sconfigge il turco ottomano e salva il nostro popolo dalla cattiva dominazione; ma vuole essere anche un riconoscimento spirituale a quella tradizione, a quella Fede, portata dai nostri avi fino a noi, attraverso di lui.”
Già, la Fede!
“Il mio interessamento all’arte nasce fin da piccolo; quando, toccando una matita, la mia mano era come guidata a solcare e a disegnare i personaggi sacri della vita di Nostro Signore. Mi sentivo chiamato fin d’allora dallo spirito religioso ad osservare, a scrutare ogni minimo gesto, segno e simbolo della vita cristiana.” Formato all’Accademia di Belle Arti di Roma, ne esce con una tesi sulla stilizzazione della figura umana nella pittura delle icone. E proprio alla scrittura delle icone si dedica da sempre: il Pantocratore, la Glicofilusa, la Theotokos… Gesù Cristo, la Sua Santa Madre, i santi della Chiesa. Per Ognuno di Loro, Paolo Cozzolino trova una notte, un’alba, un tramonto, per tramandare con tenace insistenza il messaggio cristiano e gli alti valori morali della nostra religione. “La mia è scelta sia ortodossa che occidentale, visto che la nostra identità è identità della luce d’oriente.” Come a sottolineare che, anche dopo seicento anni, nel cuore della Calabria c’è un cuore albanese che batte a difesa della Fede nel Nazareno.
E lo sguardo rispettoso verso il passato, lo trascina senza sforzo nel magico mondo del restauro di antiche opere; per impedirne il deterioramento e la morte: “Ridare vita, ridare bellezza all’oggetto e non trasformarlo in nuovo. Restauro vuol dire dare luce alla materia e non alterarla; togliere tutto lo sporco del passato per farlo rivivere nel presente e nel futuro.”
Da qualche mese, Paolo Cozzolino è stato nominato direttore del M.A.T (Museo delle Arti e delle Tradizioni) del suo paese, Firmo: “grande opportunità di far conoscere le nostre tradizioni, usi, costumi, lingua e rito a tutti, ma, soprattutto, alle generazioni di oggi che, con fatica, stentano a conoscere questa meravigliosa identità millenaria.” Gente d’Arberia!