Il capriccio delle star nemiche della democrazia

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621736020-0014-k87c-u43240770644040onc-1224x916corriere-web-sezioni-593x443Recitava il vecchio adagio romano, proprio come la reclame del The Infrè, buono per un derby, buono per chi ha perso per un numero al Superenalotto: e nun ce vonno sta! L’assurda epopea dei nuovi sacerdoti della religione laica del progresso continua. I cantastorie del bel pensare, i menestrelli dell’epoca green, senza colore e senza Patria, solidale e tollerante, senza confini, né identità. Sorridenti e splendenti, gli uomini e le donne dello star system li trovi impegnati nella grande farsa ogni volta che c’è da aprirsi la strada verso il successo mediatico o quando c’è da rimpolpare le tasche, ancora una volta, per l’ennesima volta. Vip, esasperati, esagerati ma soprattutto pronti a vendersi l’anima per la causa più giusta; finché è tale. Quando smette di essere giusta, per tutti, ma proprio tutti, ecco i saltimbanchi dei potenti a protestare come bimbi a cui è stata tolta la pallina rossa nel box dei giochi. Per strada o sui social. Che triste capriccio, inatteso da chi, come loro, dovrebbe avere la mente aperta ed elastica – incarnando il principio etico alla base del processo artistico, espressivo – e proiettata al futuro, senza pregiudizi, né stereotipi. Rappresentanti del progresso che avanza ed accoglie, apre, emancipa. Ma questa è tutta un’altra…favola.

Vi viene in mente niente se dicessimo Donald Trump vs Hillary Clinton?  

Gli schieratissimi, i lustratissimi, gli inarrivabili. Una pletora di star contro il demone Donald, cavalcate da Hillary Clinton, uno che, tanto per intenderci, cavalcando la più pura forma di democrazia è diventato il 45esimo presidente degli Stati Uniti; uno che evoca concetti dignitosi quali identità e preferenza nazionale, che ha il coraggio di sostenere la classe media, motore di una grande potenza Occidentale, non tassando solo i ricchi, ricchi per davvero, come voleva Hillary, ma abbattendo la pressione fiscale proprio per quella fetta che l’America la incarna, la rappresenta, la simboleggia; che ha volontà di imporre una sorta di flat tax sui redditi d’impresa, capace di contribuire al rilancio dell’impantanata economia USA per cercare di garantire circa 25 milioni di posti di lavoro in dieci anni. Uno che vuole riproporre negli annichiliti 2000 l’American Dream. Uno per cui popolo fa rima con Nazione e Stati Uniti non necessariamente con guerra al mondo.

donald-trumpObama, Madonna, Robert De Niro, Beyonce, Jennifer Lopez, Pedro Almodovar, George Clooney, Lady Gaga, Barbra Streisand, Quentin Tarantino, Anastacia, Adele, John Travolta, Eva Longoria, Morgan Freeman, Julia Roberts, Bono degli U2, Dustin Hoffman, Magic Johnson, Kim Kardashian, Leonardo Di Caprio, Bruce Springsteen, Alicia Keys, Tom Hanks, Naomi Campbell. Mancava Superman, Charlot e l’omino delle Pringles. L’esercito contro Trump in marcia per il progresso, per un’America democratica, progressista, che ripudia il razzismo, i confini ma che avrebbe ben volentieri continuato nella frattura con la Russia, che si sarebbe impicciata negli affari siriani e che si sarebbe tappata le orecchie dopo il grande botto dell’ennesima bombetta intelligente piovuta dal cielo a stelle e strisce. Quella che combatte la fame nel mondo ma che fa l’amore coi potenti prepotenti – Soros, dice niente? -.

Così, a soli due giorni dall’insediamento di Trump, eccole le superstar disperate, un’altra volta ancora. In origine si andava dal pianto a cascata di Katy Perry – su Twitter: “spazzerò via con le lacrime le mie ciglia finte questa notte” -, all’odio di Lady Gaga – sotto la Trump Tower col cartello “Love Trumps Hate” -; poi Cher che tifava per i manifestanti in protesta per la vittoria di Trump, organizzati in un corteo, come neanche per il lavoro che non c’è, come neanche per chiedere più diritti, come neanche fosse un solo giorno che il nuovo presidente è stato eletto, fino allo sdegno di Bon Jovi, Micheal Moore, Bruce Springsteen e compagnia cantando, alla marcia delle donne. Chi in strada, chi sui social.

E le totali contraddizioni, tipiche dell’ambiente chic-militante, vedasi Madonna, una che apre la marcia delle donne per ribadire che esse non sono oggetti, contro il sessismo e per il rispetto per l’universo femminile; la stessa che, però, promise pompini a chi avesse votato Clinton.

Ironia, delusione, commozione, ma anche speranza e poi rabbia. Tanto che non mancano i vip che decidono di scendere in piazza con i manifestanti che stanno protestando contro il neo presidente in varie città degli Usa”, scriveva Beatrice Montini sul Corriere.

Non è il momento giusto per i divi di fare affari. I cantori della libertà e di un universo veramente democratico, nun ce vonno sta, proprio quando la democrazia ha fatto il suo corso, proprio quando si manifesta pura la bellezza nel vedere rispettata la libertà intellettuale degli americani che hanno scelto liberamente, contro tutto, contro tutti, contro il sistema dei sondaggi e delle previsioni dei potenti sciamani dei mass media, chi doveva essere il proprio 45esimo presidente, offrendo al mondo una ventata d’aria fresca per spazzare via il putrido e marcescente puzzo oligarchico che, giusto dalady-gaga-trump qualche anno, sta invadendo il globo sotto e sopra, tenendolo in ostaggio con scelte perverse nelle alleanze mondiali, nella gestione delle società, capaci di intaccare profondamente ogni valore morale fondante alla base dell’Occidente.

Artisti. Scrive Maurizio Acerbi sul Giornale: “E adesso come la mettiamo con tutti gli endorsement dei divi di Hollywood? Con la lista delle 167 star che hanno appoggiato pubblicamente la Clinton, la candidata alla Casa Bianca con il maggior numero di testimonial della storia? Le stelle, per quattro anni, staranno a guardare, interrogandosi sul loro reale appeal sulla gente, pari a zero. Da DiCaprio a Clooney, da De Niro a Hoffman, da Damon a Penn (e mi fermo qua), tutti hanno fatto a gara per salire sul carro del presunto vincitore, ritrovandosi a piedi. A questi, aggiungeteci i “grandi elettori” del mondo musicale (Madonna, tanto per citarne uno) e vedrete che lo scorsa notte si è materializzata una verità ai più invisa: lo star system conta in politica, come il due di coppe quando la briscola è bastoni. A cosa è servito mandare messaggi sempre più espliciti e meno subliminali nei film?

Pensando ai Benigni di casa nostra, rimaniamo a bocca aperta assistendo a questa grande, sciatta e capricciosa insurrezione. Ma non siamo gli unici. Di sicuro anche Madonna sarà rimasta a bocca aperta.

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