L’arte si fa ma non si paga. Voi lavorereste gratis a Capodanno?

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“Le cose gratuite sono quelle che costano di più. Come? Costano lo sforzo per capire che sono gratuite”, diceva Pavese. Sforziamoci a capire come mai, in Italia, non si può fare a meno del vizietto della furbizia. Io ti chiamo a lavorare e tu, in cambio, lavori per me. Ci fai bella figura e questo basta. Sarebbe più logico dire: io ti chiamo a lavorare e tu vieni pagato.

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Ad esempio: perché mai chiamare ad esibirsi artisti per un evento pubblico e poi non pagarli? Nel caos Capitale del Capodanno romano, niente fuochi d’artificio – vietati -, niente concertone – dopo vent’anni niente rock; troppa lentezza, troppa incertezza e così gli organizzatori si sono sfilati dall’evento -, e niente soldi per gli artisti chiamati per allietare la notte di S.Silvestro. Roma Capitale convoca tutti gli “appassionati di musica, canto e teatro” ma con una specifica: la partecipazione è a titolo gratuito(leggere per credere), ogni onere sarà a carico del partecipante e durante le performance non sarà possibile raccogliere offerte. Così si legge in un messaggio apparso sul sito del Comune. È proprio vero: in Italia l’arte non ha prezzo, ma non nel senso etico ed estetico del termine, non nella sensazione fascinatrice che il nostro Patrimonio evoca ogni volta che viene nominato: nel vero senso della parola.

Allora, è vizietto universale che livella le volontà di tutti, le standardizza su una convinzione: la cultura eleva la dignità di un popolo; ma in questo Paese, più che un’elevazione, pare un gioco al ribasso, pare come una cortesia da fare ad un amico – a quell’amico che te ne ha fatte tante…- la domenica mattina alle 5.30 dopo aver lavorato una settimana di filato. Un impegno necessario, insormontabile e noiosissimo. 

Quando l’arte – quella plebea, sciolta in purezza, quella che non risponde ai dettami dell’artsystem – uscirà dalla dimensione del “ti fai pubblicità”?

Allora, è vizietto universale: che sia il ministro Franceschini – che reclutava artisti per animare le “Notti al museo”, chiedendo di “prestare la loro opera gratis” e di “pagarsi spese e assicurazione”; che invitò la gente gratis a teatro per la Giornata del Teatro, provocando la giusta ira degli addetti ai lavori di un settore gravemente in crisi – o la giunta Raggi, che differenza fa? L’arte si fa ma non si paga, come non fosse un lavoro. L’importante è che ti fai conoscere, che ti fai pubblicità. Riempi il tuo portfolio, anche se il portafoglio è vuoto.

Dio salvi gli artisti.

1 commento

  1. Trovo giustissimo che questi “artisti” nostrani si esibiscano gratis a capodanno, se vogliono. Se non vogliono che stiano a casa. Non credo che da questo evento dipenda la loro sopravvivenza. Il Venditti di turno l’abbiamo pagato per 30 anni a capodanno. E basta, no?
    E, per quanto riguarda la domanda “tu lavoreresti gratis a capodanno” rispondo con un bel NO. Ma nemmeno gli altri giorni. E allora? Dov’è il punto?

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