Puccini torna in vita per testimoniare un grande amore

0

Può tornare, il grande operista italiano Giacomo Puccini, a “creare” una colonna sonora per un’opera moderna? In senso letterale, evidentemente, no, ma è più o meno ciò che avviene nell’ultimo breve romanzo di Virginia Cerrone, Oh mio Puccini caro (13LabEdition, pagg. 90, euro 9,50).

C’è, infatti, Puccini ovunque, a partire dal titolo, Oh mio Puccini caro, che richiama la celebre aria Oh mio babbino caro tratta dal Gianni Schicchi, opera pucciniana del 1918. C’è Puccini nel nome della protagonista femminile del romanzo, Liù Donati: Liù come la schiava di Turandot, Donati come il cognome di Buoso Donati del Gianni Schicchi. C’è Puccini nei luoghi stessi del romanzo: Torre del Lago, in Toscana, città natale dell’operista italiano che ha assunto, dal 1925, il nome di Torre del Lago-Puccini. C’è Puccini nella musica che si percepisce pagina dopo pagina: la storia si snoda muovendo dalla prima della Boheme al Festival Puccini per poi proseguire con il conto alla rovescia per l’inaugurazione del nuovo Gran Teatro.

Ma non c’è solamente l’attesa e l’organizzazione del Festival pucciniano per il nuovo teatro. Il romanzo di Virginia Cerrone è anche una storia d’amore, «una storia d’amore adulta, pudica e serena», come scrive Marilisa Lazzari nella prefazione.

Liù Donati è una donna di mezz’età, romana, appassionata di opera lirica, che dall’età di dieci anni aveva trovato, nella Versilia, il suo «paese dei balocchi». Sin dalle prime pagine emerge chiara la tenacia di Liù, una donna che «era stata adolescente in un’epoca in cui le donne avevano quella preziosità e quel mistero oggi desueti». Insomma, è una donna che conosce la vita, sa cosa vuole e – soprattutto – cosa non vuole. E’ proprio da questo, da ciò che non vuole, che si inerpica il romanzo: «Non le mancavano tanti anni per smettere di lavorare, ma era ancora giovane e desiderosa di dare una sterzata alla sua vita e sentiva che l’estate del 2006 sarebbe stata l’ultima a terminare in tristezza». Basta, qualcosa dovrà cambiare.

E’ a questo punto che accadono tre eventi focali per il prosieguo della storia della donna. Il primo: una vincita al superenalotto. Una vincita che non le cambia la vita ordinaria («teneva sempre i piedi per terra, la mattina successiva all’estrazione si recò, come ogni mercoledì, prima all’edicola per comprare la rivista dei programmi televisivi e poi andò nel bar dove aveva sede anche la ricevitoria. Consumò la sua colazione preferita»), ma è anche una vincita che segna un punto di partenza perché la vita le cambi, eccome.

E qui, grazie al primo colpo di scena della vincita, si innestano il secondo e il terzo evento-chiave del romanzo: una scelta lavorativa e, conseguentemente, un incontro. Ma qui mi fermo: quale la scelta e quale l’incontro si trovano nelle pagine del romanzo di Cerrone. E – statene certi – Giacomo Puccini accompagnerà Liù Donati sino alla fine, in Viale Puccini.