Oltre ai turisti c’è di più. Quei (tanti) rimasti a Milano sul finire di agosto, oltre ad appagarsi i sensi per una città che neanche la mattina di Natale, hanno avuto il privilegio, insieme a tanti turisti ma non solo (gli amatori d’arte e i collezionisti non sono mancati, del resto era la Ventunesima Esposizione Internazionale della Triennale di Milano ), di godersi una Triennale tutta per loro, un’istituzione culturale internazionale che produce mostre, convegni ed eventi di arte, design, architettura e moda.
Fra le mostre realizzate per l’occasione, questi animali metropolitani hanno potuto visitare la personale di Carlo Caldara, organizzata da Showeventi in collaborazione con la galleria milanese Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter, promotrice della sua personale lo scorso mese di aprile. Living your Dream, questo il titolo della mostra, consta di opere a parete (olii su alluminio e tecniche miste su alluminio) e una videoinstallazione che hanno per tema conduttore il viaggio (soprattutto spirituale) e quell’attitudine che potremmo definire “vitalistica” nel senso della determinazione a investire il mondo là fuori delle nostre energie.
Carlo Caldara è già uso a dipingere su superfici fredde come l’acciaio ma in questa occasione abbiamo visto un’importante novità: 1) le scritte intagliate su alluminio, che inframmezzano l’immagine raffigurata e 2) le superfici riflettenti (prevalentemente plexiglass a specchio ma anche alluminio a specchio) come “quinte” giustapposte dietro il quadro. Risultato: 1) un approccio all’opera per livelli (superficie in alluminio con l’immagine raffigurata e la scritta intagliata e la retrostante parete riflettente) e 2) un’inedita interazione dell’opera con l’osservatore, che ne viene a far parte integrante “entrandovi”.
Dice: “niente di nuovo, l’ha già fatto Pistoletto”. Ok, ma questo è un altro campionato, lo specchio non è il protagonista ma il mezzo: qui abbiamo i mezzi tradizionali, pittura a olio e pittura su fotografia, che concorrono a dare senso alla produzione nella sua totalità, con un risultato che avvicina tantissimo l’arte figurativa all’opera di design. Se in precedenza la protagonista dell’opera di Caldara era la figura umana, ora questo soggetto, pur presente, passa in secondo piano, rimpiazzato dalle parole e da chi guarda l’opera hic et nunc. Le frasi intagliate sulle superfici di alluminio sono semplici nella loro immediatezza: in lingua inglese (un idioma universale che quasi chiunque afferra), hanno l’efficacia dello slogan e arrivano dritte dritte al cuore e alla mente –Dreams are not forever, Life is a Trip, Need for Dream, Live your Dream e così via ad libitum.
A volte l’arte, soprattutto contemporanea, i messaggi li invia direttamente, alte volte bisogna faticare, ma se vogliamo trarre una morale dalla mostra straordinaria (nel senso che non è ordinario per un artista vivente fare una mostra in un museo) di Carlo Caldara alla Triennale di Milano, allora questa potrebbe essere: non aver paura dei tuoi sogni, disperdi le tue energie nel mondo là fuori. Del resto, quest’ultima “esortazione”, se così vogliamo chiamarla, è riportata nelle tante annotazioni e nei varii pensieri e riflessioni di cui Carlo Caldara ha disseminato non solo le “quinte” a specchio dietro ai quadri ma anche il soffitto dello spazio espositivo, grazie a un’installazione che proietta nel “cielo” i soliloqui di Caldara, che però possono anche essere le nostre stelle che dovremmo avere il coraggio di afferrare.
E poi, parola di collezionista specializzato in design che deve comprare un’altra casa perché le opere che ha già non ci stanno più, queste di Carlo Caldara, già belle di per sé, le puoi appendere anche in bagno per riflettertici quando ti fai la barba. Quando dici la funzionalità dell’arte.