Brasillach giornalista, rivoluzionario “di penna non di fucile”

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trovaimgRobert Brasillach è, insieme a Celine e La Rochelle, uno dei maggiori rappresentanti della letteratura francese tra le due guerre.

Poeta e romanziere di grande livello, è probabilmente agli apici della sua espressione come autore quando scrive “I sette colori” uno dei romanzi più belli della letteratura del Novecento. Intellettuale, pensatore, ma anche giornalista e politico.

Figlio di un ufficiale che morirà presto in guerra, questo lo legherà molto alla madre e alla sorella rendendolo particolarmente sensibile all’onore e alla fedeltà, valori che diventeranno per lui imprescindibili.

Il 6 Febbraio del 1934 rappresenta per Brasillach un momento di cesura: si rende conto per la prima volta che in Francia sta accadendo qualcosa di importante, può avvenire la rivoluzione e lui decide di volervi partecipare. Sarà in quell’occasione che deciderà, pur non negandosi alla letteratura e alla poesia, di occuparsi di politica facendo il giornalista.

Ed è di questo che racconta il libro “Brasillach Giornalista” (Settimo Sigillo, pp. 236, Euro 26) curato da Mario Michele Merlino e Rodolfo Sideri, fra i massimi esperti dell’autore in Italia. Merlino ha già tradotto e pubblicato dello stesso autore: Robert Brasillach, I Poemi di Fresnes, Edizioni Settimo Sigillo 1988.

Questo volume racconta un Brasillach inedito attraverso una selezione di articoli pubblicati tra il 1941 e il 1944 su due riviste tra le più importanti nel panorama della destra francese negli anni della collaborazione: “Je suis Partout” e “Révolution Nationale”.

Brasillach collaborazionista nasce dal profondo sdegno che egli ha verso coloro i quali ritiene i nemici della Francia e dalla speranza di vedere una rivoluzione nazionale che si diriga verso una nuova europa, un ordine nuovo. I sentimenti, i valori più richiamati nelle opere di Brasillach sono la fedeltà, la felicità che non deve mai mancare neanche nella vita politica di un uomo e l’amicizia che nella vita politica diventa cameratismo. Anche la gioventù è per Brasillach un tema ricorrente: ne “I sette colori” egli indica nei trent’anni lo spartiacque tra la giovinezza e l’età adulta.

Brasillach è un uomo di penna non di fucile” come dirà lo stesso curatore Merlino nella sua introduzione. Ed è per questo che la sua azione politica si traduce nella pubblicazione di articoli e nondownload (46) nello scontro fisico. Tuttavia il poeta avrà modo di dimostrare grande coraggio quando deciderà di rimanere in Francia e non di scappare come fecero gli altri intellettuali della destra francese. Il 14 Settembre del 1944 egli apprende dell’arresto di sua madre e si consegna alle guardie, un mese dopo viene rinchiuso nel carcere di Fresnes, dal quale scriverà degli splendidi versi.

Brasillach non rinnega il fascismo “immenso e rosso” come lo definisce in quegli anni ed è per questo che viene condannato a morte. Alla lettura dell’incredibile sentenza una voce dal pubblico urla indignata: “E’ una vergogna!”. Calmissimo, Brasillach ribatte: “E’ un onore!”.

La notte del 5 febbraio, ultima notte di vita del poeta francese, scriverà, avvolto da sette chili di catene, la sua ultima riga utilizzando la penna che fino all’ultimo tenne nel suo taschino: “io penso a voi questa sera, morti di febbraio..

La vita volle infatti che Robert Brasillach fu fucilato il 6 Febbraio 1945, esattamente undici anni dopo il giorno in cui decise di intraprendere la lotta politica.

Sul cuore la fotografia della madre, legato ad un palo fu ucciso da cinque proiettili, le sue parole furono: “Coraggio, viva la Francia”.