Tornano a vivere quegli eroi silenziosi d’Italia

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Liberi Sognatori“Il silenzio avvelena l’anima” recitava quella frase che Libero Grassi aveva sottolineato nell’Antologia di Spoon River ritrovata accanto al letto, sul suo comodino.

Parole emblematiche che l’imprenditore siciliano, ucciso da Cosa Nostra nel 1991 (aveva intrapreso un’azione solitaria e coraggiosa contro il racket), condivideva talmente tanto da farne filosofia di vita.

E come lui, tra i tanti, a rompere l’acre sapore del silenzio con il vento del coraggio ci furono anche Renata Fonte, assessore al comune di Nardò che lottò contro la cementificazione dell’area di Porto Selvaggio (oggi, grazie a lei, considerata una delle dieci spiagge più belle d’Italia)e Mario Francese, giornalista che portò avanti la lotta alle mafie come cronista al Giornale di Sicilia (scrisse sugli appalti ottenuti da Riina e Provenzano e sul reticolo di amicizie e compiacenze che li proteggevano); per non dimenticare poi anche la giovane Emanuele Loi, agente della scorta di Paolo Borsellino, morta insieme al giudice nella strage di Via D’Amelio (era il 19 giugno del 1992).

Italiani simbolo di un paese che resiste e, soprattutto, non si piega alla sopraffazione e alla corruzione. Tutti uomini e donne che hanno pagato con la vita il loro amore per quegli ideali di giustizia e onestà, e, per questo, esempio di grande valore civile per la società italiana.

Ed è proprio a loro che il produttore Pietro Valsecchi ha voluto dare voce con il ciclo Liberi Sognatori, progetto che comprende quattro film per la tv e che verrà realizzato nell’autunno 2016 per poi essere trasmesso su Canale 5 a marzo 2017.

Si parlerà di quattro storie di persone, vissute tra gli anni 70’ e i primi anni 90’, con un altissimo senso del dovere e con il coraggio di rimanere oneste fino in fondo. Nomi forse meno noti di altri, ma che proprio per questo meritano di essere raccontati e, soprattutto, come ha affermato Umberto Ambrosoli (ideatore del progetto insieme a Valsecchi, nonché figlio di Giorgio Ambrosoli) in conferenza stampa, “mostrate ai più giovani perché siano ancore a cui ispirarci, le persone che possiamo diventare. Storie simbolo della possibilità di ciascuno di noi di resistere alle pressioni, alla paura e alle prepotenze“. E’ a questi uomini e donne liberi che si intende restituire la giusta attenzione dopo anni di oblio mediatico e isolamento istituzionale.

Una linea editoriale, quella dell’impegno civile, che la Tao Due persegue dal 1995, anno del film Un eroe borghese, sceneggiato da Graziano Diana.

E sarà proprio lo stesso sceneggiatore e regista a sceneggiare sia la storia di Emanuela Loi (diretta da Enzo Monteleone) che quella di Libero Grassi (interpretata da Giorgio Tirabassi e diretta da Diana). “Ciò che vorrò valorizzare, per entrambi, sarà il senso profondo di integrità che emana dalle scelte che hanno compiuto. Per Libero Grassi, valgono le parole che usò lui stesso nella sua ‘Lettera al caro estorsore’, pubblicata sul Giornale di Sicilia, sul suo rifiuto di voler diventare ‘connivente’ dell’estorsore, se si fosse piegato a pagare il pizzo, scegliendo di rendere pubblica la sua posizione attraverso una lettera al giornale, per spezzare la silenziosa omertà dei tanti commercianti e imprenditori che dicevano “pagare tutti per pagare meno”. Lui rifiutò questa logica, per pagare le conseguenze più drammatiche. Per Emanuela Loi l’integrità era il senso del dovere che la portò ad accettare di entrare nel servizio scorte della Polizia di Palermo, fino a fare la scorta al giudice Borsellino, in un momento in cui questo significava esporsi al massimo pericolo”, racconta Graziano Diana a OFF.

La storia di Renata Fonte sarà invece sceneggiata da Monica Zapelli, diretta da Renato De Maria e interpretata da Giulia Michelini; mentre il film su Mario Francese vedrà Claudio Fava alla sceneggiatura, Michele Alhaique alla regia e Marco Bocci come interprete.

Una fiction televisiva che si porrà quindi come messaggera di valori ed emozioni, attraverso un linguaggio coinvolgente in grado di parlare nel profondo alla coscienza degli spettatori. Perché non si dimentichi. E, soprattutto, non ci si scordi mai di essere liberi.