Giacomo Baldelli: quando le note si vestono d’immagini

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Emozionato. Si definisce così Giacomo Baldelli per la prima italiana di Nidra, il suo concerto-concept che, dopo il successo riscosso oltreoceano, sarà domani, 25 giugno, al Chiostro di Palazzo Santa Margherita di Modena. Vincitrice dell’edizione 2015 del Queens New Music Festival, definita dal New York Times «un tour de force per chitarra elettrica e video», l’opera negli Stati Uniti continua a raccogliere consensi ad ogni rappresentazione.

«Siamo felici di portare Nidra in Italia e speriamo che anche qui, come in America, non venga accolta come un’opera autoreferenziale, per addetti ai lavori, ma che anche il pubblico non abituato al Giacomo BaldelliBN-© Alex Beldealinguaggio della musica contemporanea si senta coinvolto e apprezzi» dice Baldelli. Nato a Reggio Emilia, è considerato dalla critica uno dei chitarristi più completi della sua generazione. Ma lui, con grande umiltà, spiega: «Credo, semplicemente, di essere molto curioso. La mia idea è sempre stata quella di cercare di conoscere il più possibile, non solo in termini musicali. Fin dall’adolescenza ho poi cercato di costruire una mia identità artistica, una strada che fosse la mia, che ha finito per essere il risultato delle più svariate influenze. Ho trovato che il mondo della musica contemporanea è quello in cui posso mettere in atto con maggior libertà tutto ciò che ho imparato nel mio percorso accademico-conservatoriale, ma anche dai miei interessi personali, penso per esempio a generi musicali come il rock o il jazz, al cinema, alla letteratura e all’arte visiva».
Residente nella Grande Mela per ragioni affettive (si è trasferito a New York per sposare Laura Barger, pianista del quartetto Yarn/Wire), ha preso questo trasloco come un’occasione per ripartire da capo. «Era una cosa di cui probabilmente avevo bisogno. Di New York si dice tutto e il contrario di tutto, ma per un musicista come me è soprattutto un luogo dove imparare, conoscere cose nuove sulla musica e l’arte in generale. Collaboro ora con numerosi musicisti, c’è un continuo scambio di idee, una propensione a sperimentare. Sicuramente se non mi fossi trasferito a New York non avrei mai deciso di dedicarmi con così tanta energia alla chitarra elettrica e di certo Nidra non sarebbe mai nato».

Quanto proprio alla genesi di questo spettacolo, il musicista spiega: «L’idea viene fuori da una collaborazione tra me e la coppia di videomakers OOOPStudio, Alessandro Grisendi e Marco Noviello. Nel 2012 chiesi loro di realizzare un video da poter proiettare alle mie spalle durante l’esecuzione di Trash Tv Trance di Fausto Romitelli. Da questa prima esperienza abbiamo voluto spingerci oltre, realizzando nel 2015 un intero spettacolo che si fondasse sull’interazione tra video e chitarra elettrica live. Ho selezionato alcuni brani che a mio parere sono le pagine migliori del repertorio per questo strumento e ho scritto un soggetto, uno script che potesse fungere da filo conduttore narrativo. I ragazzi di OOOPStudio, usando i brani come diretta ispirazione, hanno poi realizzato degli splendidi cortometraggi per vestire di immagini i brani stessi. Ci piace definire Nidra come spettacolo multisensoriale in cui musica e video non solo si fondono, ma hanno la medesima importanza. Nessuno dei due è accessorio all’altro, sono entrambi essenziali per la riuscita artistica del progetto».

Caratteristica fondamentale della performance è il prologo, numero iniziale che varia ad ognibaldelli_giacomo esecuzione, dedicato a brani in prima assoluta o di recente composizione. Per l’evento modenese è stato scelto Bende Elastiche, che porta la firma del compositore marchigiano Paolo Tarsi, di cui già conosciamo l’interessante Furniture music for new primitives. «E’ un pezzo che si ispira all’omonima opera di Paolo Cotani, uno degli esponenti di punta dell’arte analitica» spiega l’autore. «E dato che la pittura analitica si concentra su un ristretto numero di problemi, in modo particolare sui meccanismi che ci portano a percepire l’opera d’arte in quanto tale, ho pensato a un brano in cui l’ascoltatore, attraverso un procedimento visivo prima ancora che uditivo, potesse cogliere e ricostruire la genesi della composizione. In un percorso aperto che ad ogni esecuzione si arricchisce di nuove possibilità e imprevedibili forme sonore».

L’evento rappresenta la chiusura della stagione di Amici della Musica di Modena e rientra nel cartellone delle iniziative programmate dal Comune di Modena per la Festa della Musica 2016.