Coop Connection, la deprimente storia del “Bene del Buono e del Giusto”

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Prima di scrivere questo libro fa il giornalista, ma ha fatto anche l’assessore a Bologna, e ancora prima insegnava a cantare e usare la voce, come direbbero nei peggiori salotti tv, il vocal coach e anche il ghost writer ma in altre vite fa. Coop Connection – Nessuno tocchi il sistema. I tentacoli avvelenati di un’economia parallela (Chiarelettere, pp.288, Euro 16,90), in effetti, lo poteva scrivere solo un creativo ed estroso: Antonio Amorosi. Coop Connection, in edicola da un mese è andato in cima a tutte le classifiche, il libro di Amorosi è il frutto proibito e succulento in 600mila battute di casi incredibili, che ti colpiscono allo stomaco, ma veri, fantascienza insomma, quella per cui ti serve tanta ma proprio tanta immaginazione, ma che si può avverare, come una cooperativa con sede nella caserma dei carabinieri di San Lazzaro di Savena, per esempio.

Come è finito a fare l’assessore a Bologna?

«Con Davide Celli, figlio di Giorgio, (quello che adesso fa campagna elettorale vestito da orso, per capirci), un’impresa da comuni cittadini che provavano a “prendere” un partito politico, i Verdi, volendolo mettere al servizio dei cittadini, prendendo inaspettatamente il 5,2%. Vinse Sergio Cofferati che mi propose l’assessorato alle Politiche Abitative. Mi sono così trovato in uno dei luoghi più pericolosi della giunta, in sostanza succedeva che negli ultimi 20 anni, in quell’ufficio, venivano assegnate quasi metà delle case, destinate a chi ne aveva bisogno, agli “amici degli amici” senza graduatorie, con l’accordo di tutti, maggioranza e opposizione».

Che cosa è successo dopo?

«Mi sono dimesso per denunciare la cosa. Non puoi combattere certi sistemi da dentro, pensare di cambiarne la realtà così, perché se rimani ne diventi corresponsabile. E quello emiliano, la patria della buona amministrazione di sinistra è un mondo complesso e invisibile,  molte volte anche criminale che non credi possa esistere. Puoi solo raccontarlo, tra intrighi, strategie e disegni politici. Per questo dopo le dimissioni ho scelto di fare il giornalista».

Tutto ciò che racconta è centrato su un modello nato in Emilia-Romagna, modello che viene portato su un palmo di mano…

«Sì, stiamo parlando di un sistema che è ancora percepito come etico quando è esattamente l’opposto. Che sa trasformare ogni dramma in un business, tra brutalità, mafie e storture. Le coop di Mafia capitale sono solo la punta di un iceberg. Un modello che, se viene raccontato dalla pubblicistica di destra viene percepito da tutti come attacco politico, a sinistra invece non ci sono proprio campane. Ma è  il 10 per cento del Pil italiano».

Come mai adesso ha trovato qualcuno disposto a parlarne?

«Merito della crisi. Nel 2009 i consorzi cooperativi regionali, quasi ogni regione ne ha uno, si sono trovati con una fetta di torta molto più piccola da spartire, i Bolognesi a quel punto hanno deciso di vincere tutti gli appalti che venivano messi a disposizione delle coop, sono nati i perdenti, quelli che si sono trovati a terra, usciti dal magma di questa cultura che ha permesso, tra le altre cose, di legalizzare il caporalato».

Perché lo chiama magma?

E’ il sistema culturale della sinistra, in cui i “buoni”, i paladini del momento hanno un ruolo o ci sono immersi. Come quando vediamo Gabanelli, Fazio, Littizzetto in tv e percepiamo come etico e giusto ciò che ci raccontano. E’ un sistema di cui siamo intrisi, un sistema che ti chiede di credere ciecamente nel bene, che è sempre da un parte, a sinistra, e se serve, di sacrificarti per quegli alti ideali, ma se scavi scopri che la realtà non è come la raccontano loro. Questo mondo delle coop ad esempio agisce da 70 anni indisturbato e fuori da qualsiasi controllo ma nessuno ci ha mai voluto mettere il naso dentro. Nel proprio cuore, in Emilia-Romagna, addirittura vede pezzi della magistratura sostenere, vantandosene, che in questa terra politica e giustizia lavorano in “armonia”  e sono due poteri dello Stato “non separati”. Incredibile no? Ma dove tutto è possibile. Dove si può essere “buoni” e feroci contemporaneamente».

4 Commenti

  1. E’ ora di scoperchiare i pentoloni sinistri,gente inserita nelle coop con contribuzione ridicola a scapito dell’imps e di tutti noi lavoratori…………..

  2. Durante il periodo della leva militare intorno al 1970 ho conosciuto il figlio di un imprenditore edile di Modena che mi ha confessato la sudditanza della ditta di famiglia alle logiche clientelari del PCI locale; se non sei con loro e per loro non muovi un mattone manco a piangere. Qualche anno dopo ho conosciuto un’altro imprenditore che mi ha confermato la stessa cosa senza nascondere la sua rabbia per la situazione. Altro che mafia !!!

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