Quale sarà la prossima a destra?

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Avete presente il film “La Mosca”? Nella pellicola diretta da Cronemberg, un giovane Jeff Goldblum veste i panni dell’inventore del teletrasporto che, ansioso di voler sperimentare la sua macchina da poco ultimata, non si accorge che insieme a lui è entrata una mosca. Risultato? Le molecole dei due esseri viventi vengono prima scomposte e poi ricomposte insieme, facendo sì che lo scienziato iniziasse un processo di trasformazione da uomo a gigantesco insetto.

Ecco, la prima cosa che mi è venuta in mente dopo aver letto – in un giorno e mezzo – “La prossima a destra”, è stata che potremmo dare vita ad un ottimo esemplare di homo politicus contemporaneo se solo fossimo in grado di teletrasportare, insieme, l’eccessivamente buono Francesco Storace e lo spietato Frank Underwood. Dico questo perché ritengo che una delle più spiccate qualità umane di Francesco sia proprio il suo buon cuore che, però, nel ring della politica, di questa politica, inevitabilmente gli si rivolta contro, divenendo il classico tallone d’Achille su cui avversari, financo (presunti) amici, non esitano un solo istante a infierire, anche con cattiveria.

Stesso dicasi per un altro valore che, ahìnoi, nella politica attuale è giudicato un disvalore: la coerenza. Troppo fedele ai principi che lo animano Francesco, per poter reggere il confronto con chi possiede quel talento innato che gli consente di sostenere un giorno una tesi, e il giorno dopo quella diametralmente opposta. Franza o Spagna purché se magna.La sua penna è frizzante e felice a tal punto da riuscire a trasmettere la misura di quanto grande sia stata l’opportunità che la destra italiana aveva ottenuto con Alleanza Nazionale, e di quanto male se la sia giocata. Per esemplificare il concetto prendo in prestito una frase illuminante di Dostoevkij: «La legge dell’autodistruzione e quella dell’autoconservazione sono ugualmente forti nell’umanità», ergo Alleanza Nazionale si è autodistrutta tentando disperatamente di autoconservarsi, rinunciando a trasformare le idee in azioni (di governo) perché timorosa di perdere il potere che era riuscita a conquistare dopo decenni di opposizione.

Attorno a questo concetto Francesco ha modellato il racconto della sua esperienza politica, regalandoci un’istantanea nitidissima della parabola dell’ex capo della destra, Gianfranco Fini, così come dell’aria che si respirava nel suo entourage, tra i celebri ex Colonnelli, che lo osannavano qualsiasi verbo proferisse quando questi era in grado di dispensare comode poltrone per le loro terga, e che non esitarono a indossare la divisa dei partigiani dell’antifinismo militante non appena cadde in disgrazia.

Capita, quindi, leggendo “La prossima a destra”, di passare dall’indignazione a momenti in cui dobbiamo faticare seriamente per smettere di ridere, come avviene quando leggiamo dei geniali espedienti escogitati da Storace per gestire i dibattiti televisivi tra Fini e Rutelli nel corso della storica campagna elettorale per il Comune di Roma del 1993.

Un libro che è una testimonianza preziosa per i giovani che non hanno vissuto quell’epoca per capire e possibilmente imparare dagli errori commessi da chi è venuto prima di loro, e per coloro i quali quella stagione l’hanno vissuta, per riflettere, comprendere e, nel caso, fare un minimo di autocritica.