Se l’amore e la fede rappresentano la salvezza e il riscatto dalla violenza

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Debutta come scrittrice con La gonna bruciata (Edizioni Historica) Gabriella Labate Riefoli, moglie del cantautore Raf. A metà tra il romanzo e il diario, il libro racconta la vita sofferta di Sara, dall’infanzia alla giovinezza, tra abusi sessuali e una storia d’amore impossibile. Raggiungiamo Gabriella Labate al telefono per scoprire da dove viene la trama di questa vicenda insieme romantica e terribile. Risponde una voce gentile:

Gabriella Labate Riefoli verticale 1Volevo far arrivare un messaggio forte. E probabilmente l’ho scritto meglio di quanto immaginavo.

Come nasce questo libro pieno di dolore?

Questo libro è nato a Miami mentre ne stavo scrivendo un altro, un romanzo ironico; una sera mentre cenavamo alle News parlavano di una bambina che aveva subito degli abusi senza aver avuto alcun riscatto. Da mamma quando sento certe notizie sono toccata nel profondo.

La piccola Sara vive una vita terribile, tra miseria, alcolismo, un abuso subito a soli cinque anni. Sara è qualcuno che ha conosciuto o un personaggio di pura invenzione?

È un personaggio di pura invenzione. Mi sono ispirata a un dipinto di mia figlia, che è un artista, ho dato una vita a questa bambina dai capelli rossi.

Allora la copertina del libro è il quadro di sua figlia…

Sì, Bianca è molto brava. È nato prima il quadro, poi è venuta la notizia di Miami. Sara, la bambina vestita di drammi, è sospesa tra la bimba con i capelli rossi dipinta da mia figlia e quella americana.

Nel suo libro gli uomini non fanno una bella figura: dediti all’alcool e violenti con le mogli. Sono temi di grande attualità: oggi si parla tanto di femminicidio, lei cosa ne pensa?

Solo stamattina ho letto tre notizie terribili, questa cosa mi fa orrore. Forse bisognerebbe vivere certi drammi per capire come queste donne possano giustificare mariti mostruosi. Nessun atto violento può essere scambiato per un cover_gonna_bruciata[3]atto d’amore. Mai, mai. Non posso capire bene cosa significhi perché per fortuna non l’ho vissuto. Ci sono anche violenze psicologiche che sono feroci, io denuncerei e scapperei subito. Sara si sentiva in colpa per aver creato un disagio. Io ho ambientato apposta la sua storia negli anni Sessanta perché c’era molta omertà, non se ne poteva parlare. Oggi noi mamme siamo molto più attente.

Scrive in una lingua piana, pulita, molto spontanea, c’è qualche scrittrice che l’ha ispirata?

Leggo moltissimo, da sempre, e mi è sempre piaciuto scrivere per hobby. Da piccola ho iniziato con Piccole donne e il Diario di Anna Frank. Una delle mie autrici preferite è la Mazzantini. Consiglio ai ragazzi di leggere su carta e di lasciar perdere un po’ i social network. Mi piace anche la letteratura straniera, scrittrici soprattutto, perché vivono realtà distanti anni luce dalle nostre e molto forti. Ci sono posti in cui scrivere un libro è un rischio. Però non mi sono ispirata a loro. Se un esempio dev’esserci, penso a Dell’amore e di altri demoni di Garcia Marquez, in cui si racconta di una bambina senza nome con la chioma lunghissima color rame, Sierva Maria de todos los angeles.

In La gonna bruciata l’amore e la fede rappresentano la salvezza e il riscatto. Gabriella Labate è religiosa?

Sono stata fortunata, i miei genitori si amavano moltissimo, non era strano vederli baciarsi e tenersi per mano. L’amore è stato sempre presente nella mia vita, eravamo una famiglia molto unita. Con Raffaele siamo sposati da vent’anni e siamo insieme da ventotto. E poi ho molta fede. Il primo a leggere il libro è stato Pingitore, l’ultimo Don Davide Banzato, a cui ho aperto il cuore. È della comunità Nuovi Orizzonti, cui sono molto legata. In famiglia siamo tutti molto religiosi. Non a caso Sara è accompagnata per tutta la vita dalla sua madonnina, la fede è la sua consolazione.

Sta già pensando al prossimo libro?

Questo l’ho scritto per me, senza pensare di pubblicarlo. Poi ho deciso di farlo perché lancia un messaggio forte che può raggiungere molte donne. Ora penso a finire a quello che avevo iniziato prima, quello ironico. Dopo tanto dolore espresso attraverso Sara, forse è il momento di far sorridere.