Quei tesori nascosti d’Italia da restituire agli italiani

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«L’arte […] non può essere tale in sé, ma esiste solo se “appartiene”, cioè è fruita dall’uomo, […] ogni ostacolo che si frappone tra l’uomo e l’arte, che in qualche modo ne impedisce la fruizione o ne limita il campo di relazione, o la “zona d’esperienza” […], è negazione dell’arte stessa e dei principi che presiedono una corretta pratica di salvaguardia». Sono parole scritte nel 1998 da Gian Paolo Treccani, architetto e professore, ancora oggi più che mai veritiere.

Il riferimento è al fatto che numerosi capolavori d’arte sono segregati nelle stanze di collezionisti e di istituzioni private, spesso tenuti al buio in grandi casseforti.

C’è voluto Vittorio Sgarbi, che per indole non si fa certo intimidire, per riuscire a raccogliere queste opere “occultate” ed esporle in un museo, il MuSa di Salò: 180 quadri che finalmente sono accessibili al pubblico. La mostra parte da Giotto, “il primo dei pittori moderni”, fino a De Chirico “l’ultimo dei pittori antichi”, attraversando sette secoli di storia e tutte le regioni d’Italia. Una grande esibizione di “tesori nascosti” in continuità stilistica con “tesori d’Italia”, la mostra portata a Expo al Padiglione Eataly, che durante la fiera è stata una finestra aperta sull’arte italiana per tutto il mondo.

Il museo di Salò, presieduto da Giordano Bruno Guerri, ospita dunque fino a novembre una ricercata esposizione, e per omaggiare tanta bellezza si è fatto a nuovo, cambiando l’allestimento e il colore delle sale: un bel rosso acceso, così come desiderava Sgarbi.

In una così ampia varietà di opere, eterogenee per stili, anni e provenienza geografica, è impossibile non rimanere affascinati da qualche quadro in particolare, o ugualmente colpiti dal fil rouge (il rosso delle pareti non è certo a caso) che riesce a legarle tra loro. Lo spettatore può allora ammirare Giotto e il maestro senese Tino di Camaino, Il risveglio di Venere di Dosso Dossi, “il Raffaello di Ferrara”, insieme a numerose opere di artisti lombardi, toscani ed emiliani, per poi trovarsi di fronte a una delle pareti più preziose: quella degli artisti del 600 napoletano (Battistello, Mattia Preti, Luca Giordano), dimenticati spesso dalla critica, occultati da Caravaggio e riscoperti dal maestro di Sgarbi, Francesco Arcangeli.

Nella sala dell’Ottocento spicca Gaetano Previati insieme ad Antoon Sminck Pitloo, per giungere al Novecento e alla pittura metafisica accompagnati dai quadri di Morandi, Casorati e Guttuso, per citare i nomi più noti.

In contemporanea, al primo piano del museo, sono allestite altre due esibizioni che danno spazio a sculture e fotografie, che indagano i meandri dell’Italia («L’immagine dell’Italia attraverso la fotografia») e al contempo quelli dell’animo umano («Si può scolpire l’anima?»).

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“Da Giotto a De Chirico. I tesori nascosti” a cura di Vittorio Sgarbi
13 aprile – 6 novembre 2016 – MuSa, via Brunati 9, Salò